Disarm The Descent, ovvero il disco del ritorno, fortemente voluto anche da Dutkiewicz, del primo singer della band Jesse Leach, con Howard Jones dimissionario a causa del diabete che lo ha colpito. Puntare l'attenzione su quale dei due cantanti sia meglio è, a mio parere, inutile, data la qualità elevata di entrambi e lo stile vocale estremamente simile adottato, un misto fra feroci urla hard core e parti melodiche e pulite. Piuttosto, bisogna focalizzarsi sulla parte musicale, per capire se la qualità è risalita, dopo due album poco ispirati come As Daylight Dies e l'omonimo del 2009. La risposta è ni. Disarm The Descent è indubbiamente superiore ai due titoli sopracitati: è un tiratissimo, roccioso hard core con un songwriting rifinito ed
arricchito da fraseggi chitarristici heavy metal e puntate nel thrash. I ritornelli sono quelli a cui siamo abituati, melodici ed orecchiabili. E' evidente il suo guardare come punto di riferimento al debut del 2000 ed ai successivi
Alive Or Just Breathing e
The End of Heartache, da considerare fra i classici del metalcore, di cui hanno contribuito ad identificare le coordinate. Il problema è tutto qui: all'epoca in cui sono usciti, quei tre lavori proponevano qualcosa di nuovo, poi le case discografiche hanno capito il potenziale commerciale di quel genere, investendo il mercato di bands più o meno simili, più o meno valide, spesso spiccatamente commerciali, fino a saturare il mercato e le orecchie di quanti ora hanno attacchi di orticaria, solo a sentir pronunciare la parola metalcore. E visto che certe sonorità non sono più nuove, ma sono state ripetute in tutte le salse, l'unico modo per uscirne davvero vivi e non just breathing è evolversi e cercare nuove soluzioni musicali. Questo Disarm The Descent non lo fa, limitandosi a ripetere stilemi ormai consolidati, senza arrivare ai vertici dei primi tre albums. Fra brani molto azzeccati, come
You Don't Bleed for Me o
The Hell in Me, e cadute di tono, spesso la band tende a ripetersi e l'impressione è che quattordici brani siano troppi. In definitiva: un lavoro valido, non un capolavoro. I fan lo apprezzeranno, gli altri continueranno con la loro orticaria.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?