Questo nuovo lavoro degli inglesi
Enochian Theory è complesso, difficile da valutare e con ogni probabilità comunicherà stati d’animo diversi in ognuno di noi. Il discorso musicale affonda le proprie radici in un prog incredibilmente introspettivo, a tratti maledettamente oscuro e a tratti splendidamente luminoso, che richiama alla memoria i
Riverside, i
Tool e i primi
Pain Of Salvation, ma che resta sempre molto personale.
Il loro modo di fare musica è così intenso da scendere nelle profondità dell’anima di chi intraprende questo incredibile viaggio nella vita che ci racconta questo
Life... And All It Entails. Un viaggio lungo, contorto, ammaliante nel suo incedere sempre cadenzato e devastante nel portare l’ascoltatore a calarsi lentamente nell’abisso delle emozioni più nascoste, quelle che tante volte si ha paura di tirar fuori dal cassetto.
Bisogna addentrarsi con tranquillità nel percorso creato dal trio di Portsmouth, lasciarsi prendere per mano e farsi guidare a occhi chiusi dalla musica, senza timore alcuno, perché il peggio che ci può accadere è restare prigionieri dell’intricato labirinto in cui ci siamo inoltrati.
La lunga strada che ci condurrà fino alla conclusiva
Loves inizia con
This Aching Isolation che già dal titolo fa intuire su quali binari si andrà a muovere. Alienazione, isolamento, dolore, distacco.
Seeking something more, dice a un certo punto. Speranza. Ma anche con la successiva
Hz il sentimento predominante è la frustrazione dovuta al non poter fare nulla per cambiare eventi che sono al di sopra di noi. Anche la musica rende forti e chiari questi concetti, con melodie malinconiche e asfissianti, lunghe gallerie buie che sembrano non poter mai vedere la luce se non in piccoli riflessi impossibili da catturare.
Le cose cambiano con le successive
Distances e
Inversions che segnano una momentanea svolta verso armonie più ariose e rilassate che lasciano intravedere una possibilità, un’opportunità di prendere le distanze da ciò che opprime la nostra vita e invertire la rotta verso lidi più accoglienti.
In Times Of Silence è strana. Ti lascia credere che tutto stia andando per il verso giusto, che tutto stia procedendo sulla strada tracciata in precedenza, ma ci si rende conto che c’è qualcosa che non sta camminando nella nostra stessa direzione. Ansia. Si avverte per tutta la canzone, come uno sfondo silenzioso, come un vento freddo che annuncia una tempesta. Tempesta che puntuale arriva furiosa con
For Your Glory, Great Deceiver in cui le atmosfere tranquille che ci avevano accompagnato finora lasciano il posto a ritmiche violente e incessanti e a un growl che esprime rabbia, delusione e infine rassegnazione, verso un dio che ci ha abbandonato a noi stessi e ci ha tradito.
Singularities e ancora di più la conclusiva
Loves portano a termine il lungo cammino verso la riconciliazione con la propria esistenza e con le proprie emozioni. Un cammino fatto di continui giochi di luci e ombre, spazi aperti e angusti cuniculi, che inevitabilmente finisce, deve finire.
In definitiva un disco davvero buono, in linea con il precedente e magari un pelino migliore, pieno di ottime intuizioni e con pochi cali di tensione, se si fa eccezione per i due ‘strumentali’ in cui la sperimentazione sembra essere un po’ forzata. Ma si tratta davvero di voler trovare il pelo nell’uovo.