Nel panorama musicale odierno possiamo contare una quantità praticamente infinita di musicisti che hanno nel loro background nomi storici del rock vecchia scuola come
Deep Purple, Rainbow, Whitesnake, Magnum e tanti tanti altri che sono entrati di diritto nell'olimpo dei più grandi.
L'influenza di tali divinità varia molto ed è inversamente proporzionale alle capacità creative di chi le canzoni le scrive, dando vita a band che rendono onore ai propri idoli con semplici riferimenti o a vere e proprie cover band che dedicano la loro vita a riprodurre il più fedelmente possibile ogni aspetto dei maestri che hanno deciso di seguire. Ecco, cosa succede invece quando ci troviamo davanti un personaggio che non soltanto ha vissuto quel periodo d'oro ma ne ha anche fatto parte alla grande?
E' questo il caso di
Doogie White, cantante scozzese di Motherwell, che ha avuto la fortuna e la bravura di poter registrare un disco con gli immensi
Rainbow di sua maestà
Ritchie Blackmore e di collaborare con nomi del calibro di
Yngwie Malmsteen, Jon Lord, Tank e Michael Schenker Group. E questi
La Paz da dove saltano fuori? Semplice, sono il primo gruppo che ha avuto e che ha pensato bene di riportare in vita dopo più di venti anni di inattività.
The Dark And The Light è il secondo album dopo la rinascita e segue a solo un anno di distanza il precedente Granite, che ha ottenuto consensi quasi ovunque, fatto questo che contribuisce a tenere alte le aspettative, insieme alla levatura del cantante. Aspettative che, lo dico subito, non vengono deluse anche se ci troviamo di fronte a un lavoro meno fresco e diretto, più di classe e se vogliamo più ragionato, con una prima metà molto più ariosa, vivace e movimentata della seconda, dove trovano spazio momenti più tranquilli e cadenzati.
La voce di Doogie White è una garanzia, sempre bellissima, calda e avvolgente ma anche carica e graffiante quando serve, ma più di ogni altra cosa, sempre a suo agio in canzoni che sono fatte su misura ed esaltano a dovere la sua splendida timbrica.
Nelle dodici tracce dei La Paz c'è davvero tutto il sapore genuino di un modo di fare musica che oggi non c'è più, c'è quel gusto di creare per divertimento senza la ricerca disperata della perfezione tecnica che troppe volte viene messa in primo piano. Qui non c'è nessuna esasperazione dello strumento, nessun labirinto contorto di tempi dispari impossibili, nessuna linea vocale incastrata con forza tra melodie complesse e improponibili, nessun growl malefico e carico di rabbia. In questo disco c'è passione, esperienza, emozione e una vita vissuta in giro per il mondo a suonare dal vivo.
Se siete amanti del genere è un disco da considerare molto seriamente, se non lo siete direi che vale la pena almeno dargli un ascolto, se lo merita davvero.
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