Ultimamente la Finlandia sta sfornando gruppi in quantità industriale, dediti a quasi tutti i generi e possiamo davvero trovare ogni variante possibile e immaginabile del mondo rock/metal, dal glam più colorato al black più oscuro.
I
Lazy Bonez escono fuori dal nulla e si presentano al mondo con il loro primo album, il cui titolo
Vol.1 resterà nella storia come uno dei titoli più originali di sempre. Ma per nostra e loro fortuna un titolo non fa un disco così come una rondine non fa primavera ed è bello poter dire che, in fin dei conti, l'ascolto fila via che è un piacere e mette pure quel pizzico di allegria e voglia di muovere il capoccione tipico dell'heavy metal melodico dei magnifici anni 80.
Ma con cosa deliziano il nostro esperto e ipercritico ai limiti del paranoico apparato uditivo questi simpatici finlandesi? Iniziamo col dire che in un paio di brani si avvalgono della preziosa collaborazione del celebre Marco Hietala dei Nightwish, di Stefan Schwarzmann degli Accept e soprattutto di un certo
Udo Dirkschneider, che presta la sua ugola in
First To Go Last To Know, canzone scelta anche come singolo. Questo subito ci dà l'idea di cosa ci possiamo aspettare e infatti già dalle prime note è chiara l'intenzione di proporre un metal melodico bello pieno di riffoni cadenzati, canzoni strutturate in maniera semplice e diretta e ritornelli a presa rapida, con tanti tanti sconfinamenti in territorio decisamente hard rock che a noi tanto piacciono.
Come dicevo, la presenza di Udo è un segnale chiaro del fatto che il metal scanzonato e divertente degli
Accept è una forte influenza nel songwriting dei Lazy Bonez, ma il tutto non è limitato al fare le fotocopie dei mostri tedeschi e oltre a richiamare alla memoria anche gli
Helloween del periodo Deris (quello buio per i più nostalgici) in più di una canzone, si trova anche una buona manciata di personalità in un genere in cui inventare e novità sono parole ormai scomparse da ogni vocabolario.
L'inizio è affidato alla trilogia dell'heavy metal dei bei tempi andati, con
Bring It All Now, Stainless Steel e la già citata
First To Go Last To Know che sono la somma di quanto detto finora, quindi chitarre a tutto spiano, cori anthemici e birra a fiumi, che non c'entra niente ma rende l'idea. In
Frozen e
Written In The Sky esce fuori il lato più melodico della band, con l'uso più massiccio di tastiere che comunque non sono mai troppo invadenti ma che riescono a dare quel tocco di classe e modernità in più che non dispiace, mentre le allegre
M.I.L.F. (che chiaramente è l'acronimo di Mother I Like Flowers, maniaci che non siete altro) e
Free Ride con tanto di assolo di Hammond sono decisamente hard rock da highway ride.
Got A Soul, una delle mie preferite, e la ballatona finale
Return To Me sarebbero potute finire tranquillamente su uno dei qualunque album degli Helloween post Kiske tante sono le analogie sia nel sound che nelle linee vocali tracciate dal buon Tommi Salmela che riesce a ricordare contemporaneamente sia Udo che Deris... come ci riesce lo sa soltanto lui. Non voglio nemmeno giudicare la cover di Poker Face, lascio a voi ogni commento.
Ci sono tante cose buone nei 40 minuti di Vol.1, la musica diverte, il ritmo è sempre alto e coinvolgente e difficilmente ci si annoia. E se volete pure mettervi a ballare c'è anche Lady Gaga. Serve altro?
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