I
Sirenia giungono alla loro sesta fatica sulla lunga distanza dopo una serie di prove non proprio convincenti e continuano il sodalizio sia con la Nuclear Blast che con la cantante
Aylin, ormai punto fermo della band norvegese. Come sempre è il tuttofare
Morten Veland a occuparsi di qualunque aspetto della nascita di
Perils Of The Deep Blue, dalla creazione di ogni singola parte delle canzoni alla produzione vera e propria in studio.
Dopo alcuni album spiazzanti e decisamente troppo orientati al mainstream musicale in cui sembrava che il musicista norvegese avesse un po' perso quella brillantezza che aveva caratterizzato le prime fasi della sua carriera, c'erano molti dubbi sulle reali possibilità della band di incidere qualcosa degno di attenzione. Diciamo subito che Perils Of The Deep Blue si allontana notevolmente da quanto fatto nei recenti
The 13th Floor e
The Enigma of Life che strizzavano l'occhio in maniera anche fin troppo spudorata a sonorità abbastanza easy, fatto forse dovuto anche a pressioni dell'etichetta, ma che purtroppo non erano supportati da un songwriting degno di nota.
Evidentemente non si possono reprimere le proprie radici per troppo tempo e infatti tutto quello che era scomparso e tenuto nascosto negli ultimi lavori, emerge prepotentemente e in tutta la sua magnificenza in
Perils Of The Deep Blue con estrema naturalezza. Nelle 11 tracce si trova un po' tutto quello che ha segnato la vita dei Sirenia, dal gothic metal più ispirato all'elettronica, senza dimenticare alcune sonorità dal forte appeal radiofonico che probabilmente è mamma Nuclear Blast a volere, ma che sono presenti comunque in quantità decisamente inferiore rispetto al recente passato.
Qui predominano maestosi arrangiamenti sinfonici accompagnati da riff ricercati, strutture complesse, cori operistici, voci liriche, growl e tante piccole chicche che vengono in superficie soltanto dopo alcuni ascolti. Le canzoni sono mediamente lunghe e si arriva fino al picco massimo dei quasi 13 minuti dell'ambiziosa
Stille Kom D#Den, che pur non esente da alcune pecche riesce agevolmente ad arrivare alla fine senza stancare più di tanto, grazie alle sue continue trasformazioni e al suo incedere variegato e intrigante.
Già dalla bella e suggestiva intro
Ducere Me In Lucem si capisce che le cose in casa Sirenia sono cambiate e infatti
Seven Widows Deep, primo singolo da cui è stato anche estratto un video, è un fiume in piena in cui si rincorrono senza sosta cori alla Rhapsody, ritmiche possenti, voci delicate, voci piene di violenza e orchestrazioni magniloquenti. Si va avanti quasi sempre su queste coordinate per tutti i 68 minuti, tra tanti alti e pochi bassi che sono rappresentati dall'eccessiva lunghezza di un disco che poteva tranquillamente durare 15 minuti meno e dalla voce della bella Aylin che sembra a suo agio soltanto nei momenti più commerciali, ma che quando si tratta di tirar fuori gli artigli e di infondere un tantino di varietà e aggressività pecca in modo evidente di estensione e tecnica, finendo col far sembrare il suo cantato una sequenza di grida monocorde.
Al di là di questi difetti, si tratta di un gran bel ritorno per un gruppo che sembrava aver perso la strada maestra e questa è una buonissima notizia.
Perils Of The Deep Blue è pieno di spunti interessanti e sfaccettato abbastanza da fare la felicità sia degli estimatori di vecchia data che dei più recente ed è certamente un buon punto di partenza su cui lavorare per un futuro più radioso.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?