Almeno due sono le cose che colpiscono subito in questo debutto dei
No Dawn. La prima è che sono norvegesi ma suonano death metal, e sfido chiunque a farmi molti nomi di band di questo genere all'infuori di
Blood red throne, storici
Myrkskog o
Cadaver che provengano da lì. La seconda è che per registrare il loro album sono venuti in Italia, a Parma, fatto inconsueto se si pensa alla quantità di band nostrane che per incidere emigra a nord in cerca di un appeal europeo.
I
No Dawn dopo mille vicissitudini e oltre 10 anni di gavetta, riescono a pubblicare per
Worm Hole Death il loro concentrato di death metal e... tastiere. Per evitare paragoni con i mitici
Nocturnus diciamo subito che la loro proposta è molto differente da quella degli americani, forse per certi aspetti più vicina a quella dei nostri
Fleshgod Apocalypse, ma non ancora ben focalizzata.
Per fare capire cosa suonano, diciamo che le canzoni sono a base di classico death metal non particolarmente tecnico o veloce, con vari rallentamenti, stacchi, accelerazioni, e una voce che utilizza un growl non profondo e urla lancinanti. Su questa discreta base musicale vengono inserite orchestrazioni che a volte creano atmosfera e phatos, ma altre sono del tutto fuori luogo. È questo il principale problema, il tutto appare molto slegato e in diverse occasioni sforzato. Sono forti su canzoni dirette come
Hail the Burden o
Inevitable Dawnfall (la mia preferita) ma su altre come
Preludium ex chaos e
The final departure, in cui è più presente la parte sinfonica, non si capisce bene dove vogliono andare.
Anche la produzione non aiuta. Strumenti ed orchestrazioni non si amalgamano bene e la batteria ha un suono molto triggerato e a tratti fastidioso.
Il disco si ascolta e le potenzialità ci sono, però la sensazione di qualcosa incompiuto è molto forte.
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