Uno dei motivi per cui ho ricominciato a scrivere recensioni è poter riscoprire e far scoprire a chi le legge gruppi o artisti che nel passato hanno saputo scrivere pagine importanti del panorama rock e che poi sono finiti, loro (e mio) malgrado, nel dimenticatoio. È questo il caso di
Tom Keifer, voce e leader dei
Cinderella, band americana giunta alla ribalta del successo tra la fine degli anni ottanta e inizio novanta grazie al loro sound glam (all’inizio con
“Night songs”), rock (il pluripremiato
“Long cold winter”, che conteneva veri classici del periodo come
“Don’t know what you got (till it’s gone)”,
“Gypsy road” e
“Coming home”) e blues-oriented (con il successivo
“Heartbreak station”), prima di sparire dalla scena nonostante un album valido ma molto sottovalutato come
“Still climbing”, e ricomparire ben più tardi per una reunion e un po’ di attività live.
La domanda che mi sono posto prima di ascoltare questo
“The way life goes” è stata: ma avrà senso un’uscita del genere, dopo 20 anni di silenzio? E la risposta è, fortunatamente, maledettamente sì! La voce di Keifer, nonostante tantissimi problemi (e tantissime operazioni) avuti nel corso degli anni, sembra quella di una volta, delicatamente roca, e, quando richiesto, ruvida e terribilmente rock’n’roll. Il sound è moderno, ma le sonorità pescano principalmente dal repertorio tipicamente
Cinderelliano, e si lascia influenzare da
Rolling Stones,
Aerosmith e dal
rock seventies (con una solo eccezione). Quattordici tracce, nessun calo di tensione, nessun filler, solo energia, passione, e sano rock’n’roll.
Il crescendo iniziale di
“Solid ground” è il biglietto di visita perfetto: intro molto bluesy, per poi sfociare in un chorus che sta a metà tra “Long cold winter” e “Heartbreak station”, che spazza via ogni dubbio circa lo stato di forma di Keifer.
“A different light” strizza l’occhio ad un sound molto più moderno, rilassato e quasi pop, lasciandosi dietro tutte le influenze blues. Ma è un attimo,
“It’s not enough” fa ripartire l’album a palla, ed è un piacere risentire Keifer nel chorus, molto Cinderella-style. Si continua sulla stessa falsariga con
“Cold day in hell”, per rallentare con la ballatona
“Thick and thin”, in cui la voce roca riesce ad emozionare come poche, arrivando fino al profondo.
Convince la solare
“The flower song”, nonostante la non proprio perfetta prestazione vocale, segno che l’età e soprattutto i problemi alle corde vocali hanno lasciato qualche traccia.
“Welcome to my mind” si allontana parecchio dagli schemi e dal background dell’album, con il suo rock moderno, a tratti oserei dire quasi industrial (ma comunque piacevole). Ma è solo un attimo,
“You showed me” riporta tutto sui binari più tradizionali, una ballad acustica intensa e struggente, e la voce roca ed emozionante di Keifer costruisce uno delle tracce più belle dell’album.
Chiude l’album il trittico composto
“Ain’t that a bitch”, dalle velate sfumature funky, la bluesy
title-track, e
“Babylon”, rock song che strizza più di un occhio agli Stones.
Che dire? Difficile resistere a
“The way life goes”. Difficile resistere alla voce di
Tom Keifer. Per chi ha amato gli album dei Cinderella, sia quelli più glam che più bluesy, questo album rappresenta un gran tuffo nel passato, sapientemente mescolato a sonorità e suoni moderni, e ovviamente impreziosito da una delle voci che più hanno caratterizzato il periodo d’oro glam-hair (e blues).