Di tanto in tanto nella storia della musica si assiste a improvvise ondate di nostalgici dei bei tempi andati che tentano di riproporre al mondo lo stile degli anni passati, con esiti a volte sorprendenti e a volte risibili.
I
Nightblade fanno parte di questi surfisti del passato e questo
Closer To The Threshold è il loro secondo disco in soli due anni, disco di cui sono molto contenti in quanto stanno iniziando a definire un sound tutto loro e in cui c'è un po' più di creatività rispetto al precedente
Servant To Your Lair. Andiamo bene...
Non riesco a trovare qualcosa di minimamente sufficiente. Ci ho provato in tutti i modi. L'ho ascoltato più e più volte, ho tentato di mettermi dall'altro lato della barricata, ho evitato di fare paragoni scomodi e mi sono autoconvinto di essere nel 1980, in piena esplosione della
NWOBHM. Niente da fare. Non c'è praticamente nulla che può essere salvato, a partire dalla produzione in perfetto old style fino alla voce totalmente anonima di Mark Crosby, l'album è una continua affannosa, improduttiva e fondamentalmente inutile rincorsa a icone di un passato troppo grande per le capacità creative dei Nightblade.
In tutta onestà mi sfugge il senso di questa proposta. Ci sono in giro tantissimi gruppi che prendono questa strada, ma lo fanno in maniera decisamente diversa e soprattutto con il giusto approccio. D'accordo sull'idea di suonare old school, ma diamine siamo nel 2013 e una produzione del genere io non la posso accettare, ancora meno quando sembra studiata a tavolino. I suoni degli anni d'oro dell'heavy metal made in UK erano il meglio che si riusciva a tirare fuori all'epoca e se possiamo essere certi di una cosa è che i vari
Iron Maiden,
Saxon e
Running Wild registravano al massimo delle loro capacità e delle tecnologie a loro disposizione.
Se fosse solo la produzione il difetto di
Closer To The Threshold, si potrebbe chiudere un occhio e passare oltre, ma come dicevo prima, qui mancano le fondamenta su cui poggiare saldamente e in sicurezza l'intera struttura. Le canzoni sono quanto di più semplice e banale si possa ascoltare e, tranne un paio, la durata media è tra i 5 e i 6 minuti, con
You'll Always Remain che va addirittura a sfondare la barriera degli otto minuti! Un azzardo non da poco visto che è di una piattezza unica e che la strofa è la copia spiaccicata di
Wrathchild. Una voce senza mordente, linee vocali trascurabili e soluzioni melodiche sentite un miliardo di volte sono i tratti distintivi, purtroppo in negativo, di un disco che non fa davvero nulla per incitare a un secondo ascolto.
Di buono ha fatto soltanto una cosa: mi ha fatto venire una voglia matta di andare a riprendere i miei vecchi dischi e perdermi in meravigliosi ricordi. Altri tempi, altra storia. Next, please.
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