L’Uomo dello Stoner che recensisce i Napalm Death? Strano, forse che il mondo si sia messo a girare all’inverso? Magari un errore redazionale, cosa peraltro non insolita? No, si tratta invece di cosa voluta.
Quando acquistai l’allucinante “Scum” nel lontano ’87, grazie ad un furtivo ascolto merito di un commesso compiacente, molti amici metallari integralisti mi caricarono di miserie sostenendo che quell’estremismo sonoro segnava il punto più basso raggiunto dalla musica heavy. A mio parere invece quegli schizzi di sperma al vetriolo, minimali e furiosamente psicotici, potevano diventare la base di lancio per una nuova direzione del metal, visto che la sbornia thrash accennava ad esaurirsi. Chi si fosse avvicinato di più alla verità lo stabilirono gli anni successivi, durante i quali l’influenza di quel formidabile esordio si propagò in modo esplosivo.
Oggi gli spietati critici di allora hanno smesso i panni da guerrieri, gettato via “chiodo” e borchie e si occupano di prole e mutui-casa, mentre il sottoscritto ma soprattutto i Napalm Death sono ancora qui ben saldi ed in relativa buona salute.
Tempo ne è trascorso parecchio, tra evoluzioni stilistiche e mutamenti di line-up, ma la formazione Britannica si mostra ancora solida e determinata, oltre che ricca d’entusiasmo per il fresco contratto con Century Media.
Proprio per festeggiare l’inizio del rapporto con la nuova label, i Napalm hanno pensato di dare seguito a quel “Leaders not followers” che tanto successo aveva ottenuto nel ’99. Si tratta di un’antologia di covers, una sventagliata di brani che la band ritiene siano stati fondamentali per lo sviluppo del proprio bagaglio musicale. In questo caso la scelta è caduta interamente sulla decade ottantiana, spaziando tra i vari filoni e le contaminazioni metal-hardcore-punk.
Le versioni proposte da Embury e soci si presentano assai fedeli agli originali, al punto di adoperare in alcuni casi i medesimi effetti usati dagli autori delle canzoni, forti dell’ormai consolidata tradizione del gruppo: tiro fulmineo e serrato, durata media non superiore ai due minuti, furore isterico, pesantezza senza compromessi e rigore strumentale.
Trovano posto brani di formazioni di primissimo piano quali Sepultura o Kreator, ma ancora più numerosi i nomi che vale la pena riscoprire. Dai Cryptic Slaughter, band che tentò senza fortuna una sorta di evoluzione Voivodiana, ai misconosciuti Hirax che presentavano uno dei rarissimi vocalist di colore in quest’ambito, o ancora i seminali Hellhammer ed i discussi Wehrmacht. Folta anche la rappresentanza di ciò che all’epoca veniva definito crossover metal-punk: Discharge, Attitude Adjustment, Anti-cimex, Agnostic Front, tutti con la loro estenuante carica di ferocia ed impegno sociale che i Napalm rievocano con ottimo impegno e medesima attitudine.
Non vi sono dubbi che questo sia un lavoro di transizione, un divertente passatempo che permette a noi di riascoltare qualche vecchia canzone riaffiorata dai meandri della storia metal, ed al gruppo di essere presente sul mercato senza la fatica di comporre un solo pezzo. Prodotto analogo lo pubblicarono gli Entombed non molto tempo fa e dunque per i Napalm valgono le stesse considerazioni fatte allora. Raccolta piacevole, certo non indispensabile, pensata perlopiù per completisti.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?