In altre puntate ho già avuto modo di magnificare la scena canadese degli anni '70, non ritenendola affatto inferiore ai più blasonati colleghi yankees e sicuramente, come loro, in grado di coprire le più disparate tendenze stilistiche in campo hard & heavy.
Pat Travers è l'ennesimo grande rappresentante che, negli anni '80 grazie all'esplosione dei guitar hero, ebbe una buona esposizione mediatica sulle riviste dell'epoca per poi rientrare nell'oblio e dunque nel culto di pochi appassionati. Ma Pat rimane una vera e propria star delle sei corde, in grado anche di mostrare un evidente cambio stilistico nel corso della sua carriera grazie a ritmi sperimentali che si avvicineranno alla musica black ("
Puttin' It Straight", ad esempio sempre nel '77 ).
Le origini di Pat risalgono quando suonava nel gruppo di suo fratello per poi finire nella band di
Ronnie Hawking, un artista di musica rockabilly. Ma Pat è convinto che la sua abilità artistica stia ristagnando e allora, proprio come uno dei suoi principali idoli,
Jimi Hendrix, si trasferisce a Londra dove forma il suo gruppo con
Peter 'Mars' Cowling (basso) e
Roy Dyke alla batteria (ex Ashton, Gardner & Dyke). Un concerto strepitoso al festival di Reading del '76 procura al trio un contratto con la Polydor, e il disco d'esordio contiene una grande varietà di brani rock & roll più alcune cover; l'album è ancora in parte un po' ingenuo ma il fantastico stile di Pat colpisce comunque per i fraseggi puliti e hard.
Nel '77 Dyke è sostituito da
Nicko McBrain (già proprio il futuro
Iron Maiden), che se ne era appena andato dagli
Streetwalkers, ed esce questo secondo parto a nome "
Makin' Magic", molto più hard del predecessore ed è quasi all'unanimità ritenuto il suo capolavoro hard rock.
"Makin' Magic" è un scintillante è infuocato trattato post-hendrixiano, che ha visto nei discepoli
Robin Trower e
Frank Marino i principali esecutori. Ma Pat rimane più limpido e diretto sulle precise note, meno wah-wah e fuzzbox a vantaggio di qualcosa di più hard e meno psichedelico e per questo, come dicevo in precedenza, fu ripreso negli anni '80 come uno dei capostipiti dei guitar hero. "
Rock n Roll Susie" è un trattato davanti al quale anche il più esigente fan dei
ZZ Top dovrebbe capitolare, mentre già la title track aveva inaugurato l'album su linee corali seducenti ed adescanti perché Pat è anche un ottimo cantante con una più che buona estensione. Ma il pezzo forte del platter è "
Stevie", un blues cadenzato e magnetico, pieno di pathos, credetemi un vero e proprio classico con parti di chitarra evocative. "
You Don't Love Me" e "
Statesboro Blues" tornano su connotati sudisti, prima che "
Hooked On Music" irrompa come un altro pezzo da novanta con la sua vena funky che sarà poi ripresa in maniera più convinta nell'album successivo.
Pat Travers è stato uno dei più geniali guitar hero dei tardi seventies, riscopritelo.