Tradizionalmente, una delle nostre “patologie” più diffuse è sempre stata l’esterofilia, e quindi mi sorprendo sempre quando si stigmatizza una qualche forma di eccessiva benevolenza e “protezione” nei confronti del prodotto “autoctono”, mentre sono ancora molti a ritenere che il suddetto morbo non sia stato del tutto debellato, all’interno di un dibattito, alla fine, abbastanza futile e poco produttivo.
In anni in cui la musica
rock del
Belpaese, perché è di questo che parliamo in particolare, ha finalmente acquisito una certa “credibilità” internazionale, riducendo al minimo, se non azzerando, il
gap con il “resto del mondo” anche in fatto di professionalità e competenze specifiche, quello che dovrebbe contare davvero, è il
talento (e il gusto personale, ovviamente …) ed ecco che mi piacerebbe, per esempio, che quest’ambiziosissimo lavoro degli
Echotime venisse “affrontato” dall’ascoltatore con un approccio completamente “apolide”, allo scopo di vagliarne senza condizionamenti il valore artistico.
“Genuine” è una
metal opera sostenuta da un interessante (sebbene non “stravolgente” e pure un pochino farraginoso …) copione di tipo scientifico-futuristico, suddiviso in quattro scene fondamentali (rispettivamente denominate “The key”, “The chaos”, “The rising” e “The last breath”), a sottolineare ulteriormente l’assoluto carattere “cinematografico” dell’intera faccenda, musicalmente sviluppata attraverso un
prog-power-metal sinfonico dalle vivide connotazioni melodrammatiche.
Il rischio, con tali presupposti, era di apparire oltremodo
presuntuosi e di soccombere miseramente nei confronti di precedenti talmente “enormi” da rendere quasi impossibile l’accostamento, ma la band in questione illumina la sua prova d’intelligenza, non indugiando mai nella tentazione di una facile (e fallimentare) clonazione.
I nomi di Queensryche, Savatage, Pink Floyd, Avantasia e Ayreon, rappresentano “fatalmente” referenze vocazionali (e non solo …) importanti, così com’è necessario aggiungere quelli di Dream Theater, Symphony X, Kamelot, Pain Of Salvation, Evergrey e Circus Maximus per completare il quadro ispirativo della situazione, e tuttavia “Genuine” è veramente un lavoro “genuino” (in realtà il titolo fa riferimento ad una miracolosa molecola in grado di salvare l’universo … non voglio, però, togliervi il gusto di scoprire da soli i fascinosi risvolti della vicenda …), nel senso che non risulta né manieristico e né “forzato”, con una cura maniacale per i dettagli narrativi e per atmosfere sonore che catturano dalla prima all’ultima nota, sfruttando una notevole tensione espressiva e una capacità compositiva sempre “a fuoco” e coinvolgente, nonostante la considerevole inventiva.
Con il contributo di una registrazione ineccepibile (il disco è stato
mixato e masterizzato ai Domination Studio da Simone Mularoni), l’
album fornisce l’immagine nitida di una formazione di livello superiore, abilmente coordinata da un cantante, Alex "Kage" Cangini, dotato di una timbrica duttile e intensa (con qualcosa di Jorn e Tom Englund nell’impasto …) e di facoltà interpretative non comuni, indispensabili per sostenere opportunamente un ambito stilistico impegnativo come questo.
E proprio tenendo conto della natura dell’opera, eviterò “menzioni d’onore” e specifiche citazioni (ammetto, però, di avere un debole per “Show your faces on TV”, “The march”, “Breaking the prayers” e “Echoes” …) … il “film” evocato dalla musica qui contenuta non vive di singoli episodi o di “effetti speciali” e vale nella sua totalità il prezzo del “biglietto”.
Un eccellente esempio di “made in Italy”, insomma, attrezzato per fare bella figura in qualunque contesto
geografico, e se credete che ci sia del “campanilismo” in tale valutazione,
beh, vuol dire che, seppur con
fatica, cercherò di farmene una ragione, consolandomi attraverso l’ennesimo ascolto di questo avvincente “Genuine”.