Dopo l'interlocutorio e buon EP "Teratogenesis", i
Revocation di Dave Davidson tornano con un disco sulla lunga distanza, il quarto della loro carriera ed intitolato semplicemente
"Revocation". Musicalmente parlando, l'album riparte esattamente da dove "Chaos Of Forms" ed il successivo EP ci avevano lasciati, ovvero un thrash/death metal dalla forte connotazione tecnica e dal grande impatto, ottenuto per mezzo della coppia di chitarre Davidson/Gargiulo e grazie alla sezione ritmica targata Phil Dubois-Coyne, che tra blast beat e partiture più strettamente thrash metal denota un certo gusto ed un'innegabile tecnica. Come nei precedenti album dei Revocation, la perizia strumentale del quartetto non rende i pezzi una sterile esibizione di talento, ma è totalmente asservita a canzoni come "The Hive", "Scattering The Flock", "Archfiend", "Spastic" o "A Visitation", in cui il gruppo si cimenta perfino con chitarre a sette corde con risultati incoraggianti. Il songwriting è efficace e sufficientemente vario da non annoiare l'ascoltatore nell'arco dei 45 minuti del disco, durante i quali emerge ancora una volta il gusto che la coppia di chitarre esibisce nei frangenti solisti, con assoli sì complessi e tecnici ma mai fini a se stessi e dai quali traspare la formazione non strettamente metal dei due chitarristi, vero valore aggiunto dei Revocation.
Questo "Revocation", anche se meno diretto e probabilmente "catchy" del suo predecessore, si segnala quindi come un disco di assoluto spessore e conferma come la band sia tra le formazioni più interessanti degli ultimi anni.
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