I francesi
Erlen Meyer debuttano sul mercato con il loro omonimo album, che in quasi 50 minuti fa bella mostra di tutti gli elementi distintivi del post-metal/sludge: piuttosto evidenti quindi i richiami a band come
Isis,
Cult Of Luna,
Neurosis e compagnia polverosa, che sublimano in brani dalla durata piuttosto dilatata che si attesta in media sugli otto minuti, eccezion fatta per qualche interludio decisamente più contenuto. Il tessuto sonoro è quindi sostenuto dalle chitarre di Geremia Noel e Peter Berger, capaci di passare da vere e proprie esplosioni di violenza a fraseggi ed arpeggi più intimi e sinistri con grande disinvoltura, riuscendo a riprodurre in ogni caso un'atmosfera cupa e soffocante. Lo scream di Olivier Lacroix aleggia su questo "Erlen Meyer" e gli conferisce un'aura malsana e malata, amalgamandosi alla perfezione con la musica del gruppo. La band suona coesa e decisa, e mostra una compattezza ed un affiatamento invidiabili, ma ha il grosso problema di suonare scolastica: i pezzi infatti ricalcano alla perfezione gli stilemi del genere (e fin qui questo non sarebbe nemmeno un problema) ma alle composizioni manca quella profondità e quel tocco che li faccia veramente emergere.
Va da sè quindi che questo debutto degli Erlen Meyer sia indicato perlopiù ai feticisti del post/sludge più ortodossi, mentre per gli altri questo disco rischia davvero di perdersi nel marasma delle uscite che ogni giorno finiscono sul mercato.
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