Avevo onestamente perso le tracce dei
Fueled by Fire, combo statunitense ma di origine fortemente sudamericana, dopo l'ottimo esordio del 2006 per
Metal Blade a nome "
Spread the Fire" che presentava un thrash metal con evidentissime influenze bay area, molto casereccio e pieno di energia, che al massimo aveva aspirazioni liriche come "
thrash is back" o "
metal forever", con in copertina il disegno di un metallaro che picchiava un emo incatenato.
Tutto bellissimo, per carità, ma trovarsi tutto d'un botto di fronte al nuovo "
Trapped in Perdition" rappresenta davvero un gran bel salto, avendo saltato a piè pari il loro secondo capitolo del 2010 "
Plunging into Darkness", uscito per la sconosciuta label
Annialation (evidentemente il debut album non deve essere andato bene a livello di vendite se una label come la Metal Blade li ha scaricati alla prima chance...).
Beh, dimenticate il thrash d'assalto e caciarone del primo disco, fate un salto indietro nel tempo fino al 1991, se siete thrashers d'annata come me rovistate nei vostri scaffali alla ricerca del cd, se invece siete giovani ed imberbi aprite youtube e digitate "
Devastation - Idolatry", pigiate PLAY ed avrete di fronte la reincarnazione di quel disco e di quella band, con tanto di
Rodney Dunsmore alla voce, tanta è la somiglianza con
Rick Rangel e con la musica malevola, intrisa di negatività che oggi suonano i Fueled by Fire: per carità, tutto di guadagnato, "Trapped in Perdition" è davvero un album maiuscolo, pesante, armonico, pieno di energia, di accelerazioni, di mid-tempos, di fulminee rasoiate e di quel mood magniloquente e funereo che solo la band di Corpus Christi sapeva donare ai propri album.
I quattro ragazzi picchiano sodo e ciò che è più importante sanno come picchiare: non ci limitiamo ad una band revival come le altre mille, qui c'è un grande lavoro di songwriting alle spalle, la rivisitazione di una corrente marginale all'interno del thrash ed una personalità davvero spiccata ed inaspettata, perlomeno alla luce del primo godibile ma limitato episodio che davvero non lasciava presagire un futuro così maturo e "lontano" per sonorità e direzione.
Bene, bravi, bis: un disco che davvero ogni thrashers, quindi quei 5 o 6 ragazzi ancora vivi sulla Terra, dovrebbe far suo, insieme ai 55enni Devastation che oggi mettendo su "Trapped in Perdition" potrebbero esclamare "ehi quei suonano come noi 20 anni fa, allora qualcuno ci ha ascoltato!!!".
Lo abbiamo fatto eccome, cari "ragazzi".