Nonostante il grande, inaspettato successo (e la conseguente mole di impegni e tour) avuto con i
Golden Resurrection del suo mentore
Christian Liljegren, peraltro anche manager dell'etichetta dei
ReinXeed, prosegue imperterrito il lavoro del biondone guitar hero
Tommy Johansson con la sua prima creatura, giunta oramai con la puntuale uscita del 2013 al suo sesto disco, intitolato "
A New World" e che presenta, come sempre, uno stravolgimento completo della line up rispetto al capitolo precedente (dell'anno prima, mica di 10...) con il solo
Alfred Fridhagen alla batteria superstite e peraltro dietro le pelli anche degli stessi Golden Resurrection.
Saltano tutti gli altri, ma tanto sappiamo benissimo che qualsiasi compito, sia il songwriting, la produzione, il lato commerciale ed ogni altra cosa è riservato unicamente al mastermind Tommy che sebbene giovanissimo è oberato di lavoro e responsabilità, tanto da dover abbandonare almeno per il restante 2013 ogni attività live con i Golden Resurrection.
Tornando a "A New World", questo album si differenzia da "
1912" e "
Welcome to the Theater" per una qualità media dei brani leggermente più bassa, a causa di qualche brano appena sotto tono ma indubbiamente sono numericamente maggiori i brani di punta: se nei due capitoli precedenti c'era una "hit" a disco, qui dentro ce ne sono almeno 4 di indiscutibile valore: l'autocelebrativa "
Northern Allstars", "
Chalice of Time" che riprende molto da vicino le sonorità del loro lavoro migliore ovvero quel "
Majestic" del 2010, la splendida "
The Star", e soprattutto l'anthemica e bombastica "
Curse and Damnation" sono delle gemme di rara bellezza che da sole valgono l'acquisto dell'album.
Purtroppo in apertura sono stati piazzati i brani più canonici e meno frizzanti, ma in ogni caso nonostante le decine e decine di composizioni scritte ogni anno per fortuna Tommy riesce sempre a presentare lavori davvero validi e fortunati, senza dimenticare le ottime prestazioni che riesce ad offrire dietro il microfono.
Come sempre, tra i lati meno positivi c'è la produzione, da sempre tallone d'achille dei ReinXeed, troppo plasticosa e leggera, quasi da equalizzazione "movie", ma è un difetto a cui ormai siamo ben abituati e che rappresenta quasi un marchio di fabbrica, ma che ci piacerebbe vedere risolto, al fine di ascoltare i ReinXeed in una veste un po' più aggressiva e "piena": per il momento va ancora benissimo così, ce ne fossero di Tommy Johansson nel metal!