Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2004
Durata:59 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WHAT ABOUT LOVE
  2. LONG WAY FROM HOME
  3. MIDNIGHT
  4. BLUE MOON MONDAY
  5. SILENT NATION
  6. GHOST IN THE MIRROR
  7. GONE TOO FAR
  8. I WILL BE THERE FOR YOU
  9. DARKNESS DAY
  10. THE PROPHET

Line up

  • John Payne: bass, vocals
  • Geoff Downes: keyboard
  • Chris Slade: drums
  • Guthrie Govan: guitar

Voto medio utenti

I tempi cambiano. E cambiano anche gli Asia. Niente più John Wetton, Carl Palmer e Steve Howe, niente più copertine fantasy di Roger Dean o titoli di album che iniziano e finiscono per A; niente più cori sfavillanti e niente più grinta strabordante. Gli Asia di oggi sono ottimi musicisti, è vero, ma è anche vero che l’unica cosa rimasta rispetto agli esordi di uno dei gruppi più stimati del pianeta sia il tastierista Geoff Downes. Non è poco, d’accordo, ma il sipario è sicuramente calato su quello a cui gli Asia ci avevano abituati sin dal 1982, anno in cui uscì l’omonimo album su cui compariva, tra le altre, la gloriosa “Heat Of The Moment”. Downes, il vocalist e bassista John Payne, nella formazione da Aqua del ’92, il drummer Chris Slade, ex AC/DC, e il nuovo chitarrista Guthrie Govan, sentono ora il bisogno di evolvere verso un sound diverso, più maturo, e pertanto abbandonano tutta la sopraccitata serie di cliché in favore di una scelta che può essere definita, sotto questo punto di vista, coraggiosa.
La prima considerazione d’obbligo dopo aver ascoltato l’opener “What About Love”, brano in cui trionfa l’Hammond di Downes, è che la voce di Payne è migliorata sensibilmente nel corso di questi anni. Mai come in quest’album il vocalist padroneggia le note ed esegue interpretazioni da manuale. “Long Way From Home” ospita aperture melodiche di più ampio respiro e vengono persino tentati dei cori quasi come ai vecchi tempi. Quasi. Bella prova del basso di Payne e della chitarra di Govan.
Ancora un soffio anni ’70 nell’intro di Hammond di “Midnight”; è d’obbligo notare che nel ritornello il refrain di tastiere è identico a quello delle prime note di “Who Will Stop The Rain” da Aqua, primo album con gli Asia per Payne e ultimo per Steve Howe e Carl Palmer.
I toni si fanno più cupi e solenni per la power ballad “Blue Moon Monday”, interpretata da un Payne arrabbiato e maestoso. La title-track è il capolavoro del chitarrista Guthrie Govan ed ha un gran bel giro di basso nella parte finale.
Ancora Hammond in “Ghost In The Mirror” e blandi cori AOR, mentre “Gone Too Far” è interamente percorsa da tappeti sonori, in particolare di tastiere, quasi mistici, ed esplode con un assolo di chitarra interrotto dai cori e dalla sublime voce di Payne che riportano il brano ai suoi toni drammatici. Altro assolo di chitarra e un coro ecclesiastico chiudono il migliore episodio di quest’album.
Tentativo di ritorno agli antichi fasti con “I Will Be There For You” che si risolve però in una canzone banale e scontata. Ancora cori Gregoriani per l’intro di “Darkness Day” e flauti per quello della solenne “The Prophet”.
L’edizione giapponese ha una bonus track intitolata “Rise”, mentre è disponibile una special edition di Silent Nation corredata da DVD contenente filmati del making of dell’album.
Impeccabile dal punto di vista tecnico e magistralmente prodotto, Silent Nation è un album che segna la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova era per Downes e soci: manca però di picchi verso l’alto, di brani particolarmente energici e grintosi. La difficoltà maggiore nell’avvicinarsi a questo lavoro è senza dubbio rendersi capaci di non farsi influenzare dal monumentale passato di questa band e ascoltare Silent Nation come se fosse l’opera prima di una band sofisticata, matura e ricca di eccelsi musicisti. Un consiglio: ascoltate questo platter più e più volte.
Recensione a cura di Elena Mascaro

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