Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:High Roller records

Tracklist

  1. WALLOW IN THE MIRE
  2. DARK HEARTED ...
  3. LIBERTINE
  4. THE THAUMATURGIST
  5. DAWN FOR THE GLORY RIDER
  6. OF NYMPH AND NIHIL
  7. PYGMALION
  8. TRANSCENDENTAL KNAVERY
  9. A TITAN'S CHAIN

Line up

  • Mark Kiseliovas: bass
  • J. Priest: vocals
  • Matt Preston: guitars
  • Victor Ruiz: guitars
  • Sam Ceckowski: drums

Voto medio utenti

...e poi ci sono i dischi come questo che ti fanno incazzare, e ora vi spiego perché.
I Borrowed Time arrivano da Detroit e questo è il loro primo, omonimo album che giunge a tre anni dalla fondazione della band, dopo un demo e un EP. Questi ragazzi sono quindi nuovi del circuito musicale sebbene la loro musica sia tutt'altro che moderna. E allora perché dovrebbero farmi incazzare visto che suonano un adorabile classic metal che arriva direttamente dalla prima metà degli anni '80?
È che con la quantità esorbitante di band che si lanciano in operazioni nostalgia, in un genere dove non si inventa certo nulla ma si suona perché si sente dentro, perché scorre profondo in ognuno di noi e ha segnato la nostra esistenza, il cantante è una figura centrale, un tratto distintivo fondamentale, e se tu hai come cantante un gatto col microfono non vai da nessuna parte.

Propongo una petizione per avere questo disco senza parti vocali, da sottoporre poi a un vero singer perché possa fare il suo lavoro, va benissimo uno Steve Grimmett, un Sean Harris, Andy Mück, uno qualsiasi dei tanti cantanti dei Tigers of Pan Tang (magari il nostro bravissimo Meille) oppure anche il criticatissimo Joacim Cans, ne uscirebbe un disco da 7,5.

Ma torniamo all'album. Quello dei Borrowed Time è un tipo di metal che, per una volta, non si rifà ai soliti Iron Maiden, ma si ispira più agli autori della canzone da cui i nostri hanno preso il nome (i Diamond Head per i kryptoniani), ai Cirith Ungol, Manilla Road, Stormwitch e Omen. I Borrowed Time si muovono all'interno di queste coordinate e, anche se leggermente dispersivi, sono autori di belle cavalcate, melodie si prevedibili, forse già sentite, ma che fanno il loro dovere e sono l'essenza di questo modo di suonare musica.

E' strano quando capitano dei dischi così, perché questo è un genere che adoro e con cui sono cresciuto, però un conto è andare ad ascoltare band (anche minori) provenienti da quel periodo con registrazioni forse non riuscitissime, con qualche errore o stonatura proveniente magari da un incisione fatta di fretta su nastro, un conto invece, è sentire replicato tutto questo nel 2013 con la tecnologia e i mezzi di cui disponiamo. Mi sa a volte di vuoto, finto. Intendiamoci, non voglio che ogni disco sia iperprodotto, superpompato o altro, è che se hai belle melodie, un songwriting che funziona e un cantante espressivo, puoi scegliere di sicuro le distorsioni di chitarra che preferisci o microfonare la batteria come vuoi, senza dare a tutto il lavoro una finta patina ottantiana che può risultare eccessiva.

Bene, dopo questa digressione torniamo al disco in modo più focalizzato.

Le canzoni dei Borrowed Time hanno una struttura per la maggior parte simile, ovvero sono giocate su mid tempo con una sezione centrale lunga e ricca di parti chitarristiche, in cui il ritmo accelera in occasione degli assoli per poi tornare ad assestarsi su valori più comodi. All'interno di questi pezzi ci sono chitarre sdoppiate e buone idee nei riff, begli assoli appunto, mai tecnici o troppo veloci ma anzi pieni di feeling e ricchi di gusto, il basso è sempre ben presente e distinguibile con un suono rotondo e non secco e la batteria è asciutta e marziale, scandisce bene i tempi senza aggiungere troppa presenza alle canzoni evitando anche finezze non consone allo stile del disco.
Nonostante i cori e le voci di supporto, il cantante non ce la fa, è sempre impiccato, si salva giusto su tonalità medie, ed è lì che dovrebbe battere, il signor Priest cerca invece un registro che non ha. Per non parlare degli "ou ou oohh" piazzati un po' qua un po' la, senza potenza o convinzione, a volte in uno scialbo falsetto. Non serve avere un'estensione di quattro ottave, si può essere espressivi e convincenti anche con "mezzi limitati". Sarò forse severo con loro, ma sono anche sincero con voi, poi il piacere rimane soggettivo.

Che dire? Promossi sì, perché comunque l'album è piacevole e si lascia ascoltare, a maggior ragione se le band citate vi provocano nostalgia, ma con poco potrebbero ottenere molto di più.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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