Fedeli all’antico motto “meglio tardi che mai” arrivano all’agognato debutto discografico anche i triestini
Keen Eyed, attivi fin dal lontano 1985 e autori di un paio di
demo alla fine degli anni ottanta capaci di renderli, assieme ad alcune apprezzate esibizioni
live, uno dei tanti “rimpianti” di un
rockrama tricolore povero di mezzi e di professionismo, ma non certo d’ispirazione e talento.
La menzione ne “Italian Metal Legion: the Days of dream”, il “vademecum” dell’
heavy italico redatto dall’eminente Gianni della Cioppa contribuisce verosimilmente al loro ritorno, prima con un’altra incisione dimostrativa dal titolo “Labyrinth” e poi con questo “Reflection” con cui la formazione friulana, tra membri storici e nuovi innesti, effonde sulla lunga distanza la mai doma voglia di “hard-rock”, nello specifico qui declinata in una trascrizione stilistica piuttosto introspettiva e solenne, sconfinante nel
prog e in certe manifestazioni particolarmente melodrammatiche del nostro adorato
metallo pesante.
Il risultato è abbastanza attraente, piace il tentativo di non offrire eccessivi punti di riferimento mescolando contemporaneamente scorie sonore di Queensryche, Guns 'n' Roses (quelli più ampollosi e sinfonici, complici anche talune sfumature Axl-
iane della voce di Gervasi), Savatage, Pink Floyd, Dream Theater, Rainbow, Kansas e PFM (selezionati in rappresentanza di una “scuola progressiva” nazionale evidentemente assai familiare ai nostri …), evitando soluzioni oltremodo emulative o scontate e ammantando il quadro complessivo di una tensione interpretativa sicuramente viscerale e sentita, mentre, dall’altro lato, non convince del tutto la modalità operativa con cui viene concretizzato l’ambizioso progetto.
In alcune circostanze le onorevoli istanze “riflessive” dell’opera si diluiscono in percorsi vagamente ridondanti o comunque incapaci di mantenere costantemente vigile l’attenzione dell’ascoltatore, fornendo allo stesso l’impressione di un'unità musicale non perfettamente focalizzata, lacunosa nel suo intento primario di catalizzatore delle emozioni.
Episodi come “She’s the devil” (a cui partecipa con successo Alex Zarotti, ex Upset Noise e primo vero
vocalist del gruppo), “Fishing dreams”, “Labyrinth”, "Scent of feelings” e “Hold me tonight”, in cui i Keen Eyed riescono veramente a polarizzare al meglio tutte le loro notevoli peculiarità creative ed empatiche, rappresentano i vertici di un programma che altrove pecca un po’ d’incisività e di coesione, pur conservando discrete doti di (disomogenea) fascinazione sensoriale.
La “storia” stessa della
band, fatta di vocazione e di passione, mi persuade che, dopo aver deciso di “riprendere contatto” con una “scena” per certi versi non molto meno “complicata” di quella che vide i suoi esordi, il futuro non potrà che portare ad un consolidamento delle qualità e all’armonizzazione di un approccio espressivo indubbiamente seducente e degno di considerazione ... nell’attesa, bentornati
guys!
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