Orbweaver - Transmissions From The Neuralnomicon

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:31 min.

Tracklist

  1. XOXTIC
  2. THOSE OF NON-BEING
  3. CRYSTAL PRISMS
  4. TRAGIC ORBIT: A DOOMED COSMIC STARSHIP
  5. THE CHURCH WARDEN PROCEDURE

Line up

  • Randy Piro: Guitars, Theremin, Effects, Narration
  • Sally Gates: Guitars, Effects, Visual
  • Jason Ledgard: Bass, Effects
  • Scott Spasiano: Drums, Percussion

Voto medio utenti

Progetto nato dalla mente dell’ex frontman degli Hate Eternal Randy Piro, gli Orbweaver sono una formazione con appena tre anni di vita ma forte d’un carico d’esperienza invidiabile, considerati i pregressi dei membri che animano la band.
L’idea dietro a questo loro primo lavoro è quella di proporre una reinterpretazione psichedelica e noise del death metal tecnico, arricchendo suggestioni e influenze derivate da gruppi quali Atheist, Pestilence e Morbid Angel con arrangiamenti e soluzioni che vanno a ricercare, oltre al virtuosismo e all’impatto brutale, anche una più peculiare cifra che loro stessi definiscono addirittura “zappiana”.
Di fatto il disco ha un sound assai solido e offre una serie di brani ben scritti, ottimamente suonati (se si chiude forse un occhio per quanto riguarda la dinamica, anche se, va detto, stiamo comunque parlando di death metal, non di jazz) e che non stancano dopo il primo ascolto, particolare non indifferente quando si parla di un album di debutto di una band estrema tanto giovane. Tuttavia, la tanto decantata bizzarria si risolve in alcuni sprazzi, peraltro felici, che spingono gli Orbweaver fuori dai territori più tradizionalmente legati al genere e invece aderenti a sonorità dissonanti e claustrofobicamente noise.
Nulla di fuori posto e nulla di mal suonato dunque, ma la sensazione che la tanto decantata deriva sperimentale si risolva in qualche dosaggio extra di flanger su chitarre e voce è più che supportata dai fatti; d’altronde è difficile non sentire l’eredità di gruppi celebri e seminali come quelli già citati e, nonostante non ci sia assolutamente nulla di male nell’ispirarsi ai classici, forse sbandierare diversità in maniera tanto ostentata pur di risultare fuori dal coro non rende giustizia ad altri particolari compositivi del disco che sono davvero lodevoli, come la buona varietà e pulizia del lavoro chitarristico e le scelte ritmiche non scontate, come nella seconda traccia, Those Of Non-Being o nella lunga e conclusiva The Church Warden Procedure, vero campionario di tutto quel che può essere dissonanza e divisione death metal.
Un buon album, più che buono considerando che è il primo, ma forse sarebbe meglio puntare meno sull’hype e più sull’effettiva qualità a prescindere, dato che esiste e si sente.
Recensione a cura di Antonio Enoth Cassella

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