Terzo album per i britannici
Haken che esordiscono sulla maestosa label
Inside Out, sinonimo di progressive - rock o metal poco importa - coi controfiocchi e certamente una label che propone sempre musica interessante e degna perlomeno di un ascolto, se in linea con i propri canoni musicali.
"
The Mountain" è nel suo genere un disco piuttosto differente dai primi due dischi degli Haken, molto apprezzati sia dalla critica sia dal pubblico, specie il debutto a nome "
Aquarius" uscito nel 2010: molto meno lineare ed in territori "sicuri", "The Mountain" è se vogliamo un disco molto più coraggioso, che spazia in territori assai meno stabili dei precedenti, passando da sensazioni fusion, a momenti squisitamente rock, passaggi fusion, umori onirici, il tutto in nome dei soliti grandi nomi di sempre:
Yes, Genesis e Gentle Giant su tutti, giusto per citare la sacra triade britannica e giocare in casa.
Tuttavia in questo coraggioso peregrinare tra sentieri spesso sconosciuti, gli Haken talvolta osano così tanto da perdersi, esagerando in minutaggi davvero troppo elevati, dovuti ad eccessivi fraseggi, ripetuti fino allo spasmo e troppo contorti come avviene ad esempio nella pur valida "
Cockroach King".
Non mancano brani più brevi e diretti, nonchè più squisitamente metal, come l'opener "
Atlas Stone" o "
In Memoriam" ma non hanno lo stesso piglio e mordente dei loro epigoni, sebbene riescano a manternersi sempre interessanti ed ovviamente eseguite in maniera magistrale.
In generale un buon album, che non bissa i successi dei precedenti semplicemente perchè va ad esplorare altre strade, dimostrandosi più vario ed eterogeneo, ma anche più contorto e prolisso: indubbiamente consigliato ai fan già acquisiti della band e a chi non ha paura di nuove sfide e sonorità sempre più prog-ressisti.
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