Una fantastica copertina ed una scheggia impazzita di Punk e Thrash Metal: ecco cosa mi ero trovato per le mani dopo aver acquistato l'esordio degli
Onslaught.
Mi aspettavo una band influenzata da Venom e Warfare, e "Power from Hell" non aveva certo deluso le aspettative. Un album grezzo e tormentato da diverse influenze che non sempre riuscivano a fondersi tra loro, eppure continuo a considerare questo disco uno dei pezzi forti della mia discografia.
Guardando invece a quella degli Onslaught, se da un lato è indubbia la validità dei loro dischi, sono altrettanto evidenti quei passi falsi e le scelte forzate che gli hanno impedito sfruttare la scia del loro secondo album, "The Force" (uscito nel 1985), un classico in campo Thrash Metal.
Quel Thrash al quale si sono totalmente dedicati dopo il loro comeback nel 2005 e che non manca di entusiasmare nemmeno in occasione del loro ultimo lavoro, intitolato semplicemente "VI".
Sei come gli album del gruppo inglese, dove Nige Rockett è rimasto l'unico timoniere a bordo, ora che anche il batterista Steve Grice ha abbandonato la nave, sostituito da Michael Hourihan (Desecration, Extreme Noise Terror).
Al fianco di Rockett, ritroviamo perlomeno il fido Sy Keeler, a suo tempo uno dei punti di forza del già citato "The Force" e poi delle uscite post reunion, a prendere le redini delle atmosfere slayeriane di "Chaos Is King" ma anche del Thrash Metal
furioso e ostile maggiormente in stile Testament, Exodus e, perchè no, pure quei Sodom che sembrano fare capolino nell'artwork del disco.
"VI" avanza con l'impeto e la
protervia di un carro armato, una marcia dove la rabbiosa "Fuel for My Fire" viene marchiata a fuoco dalle chitarre della coppia Rockett / Rosser-Davies, e spicca il riuscito incontro tra il Thrash Metal con quelle atmosfere orientaleggianti proposteci da "Children of the Sand", mentre altri episodi non vanno oltre la normale amministrazione, come nel caso "Slaughterize" o "Dead Man Walking".
A trent'anni dai loro primi passi, gli Onslaught danno comunque la sensazione di non avvertire ancora il peso degli anni.
E non è poco.
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