Ecco i primi veri emuli degli Om, i virginiani
Akris. Un duo composto da una bassista/cantante e da un
polipesco batterista. Niente chitarre, tutto si basa su uno sludge lo-fi perlopiù lento e distorto, pieno di echi psichedelici e di stordimento narcotico. La tatuatissima Helena Golberg guida la sua mini-band col cipiglio cattivo, mulinando il suo basso ultrasaturo ed aggiungendo vocals melmose e tossiche.
L’effetto è buono, ma cala alla distanza. Il groove ritmico non è sufficiente a tenere in piedi l’intero album, che mostra comunque alcune punte molto interessanti come “Riverbed”, slow-doom con passaggio dal canto limpido alle urla più sguaiate, o la lunga e massacrante “Brown”.
Pare che all’indomani della realizzazione di questo esordio gli Akris si siano già divisi, quindi il loro futuro resta incerto.
Un disco che interesserà solo i completisti stoner/sludge.
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