Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2013
Durata:68 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. WOMB OF LILITHU
  2. SPLENDOUR NIGRI SOLIS
  3. ASTAROTH
  4. FURFUR
  5. BLACK NIGHT RAVEN
  6. THE NECROMANCER
  7. MARQUIS PHENEX
  8. ASMODEE
  9. MARCHOSIAS
  10. MATANBUCHUS
  11. PAIMON
  12. OPIUM BLACK
  13. INFINITE INFERNALIS
  14. AMDUSIAS

Line up

  • Joakim Sterner: drums
  • Alex Friberg: bass
  • Robert Sennebäck: guitars
  • Fredrik Folkare: guitars
  • Tobias Sidegård: vocals

Voto medio utenti

L'uscita di questo Womb of Lilithu è stata travagliata sotto diversi aspetti e le scelte effettuate in fase di realizzazione hanno inciso in modo tangibile sulla riuscita del disco e chi si ostina a negare l'evidenza, o è accecato dall'adorazione per questo combo svedese o non è propriamente inserito nella loro proposta. Mi rendo conto di essere un po' lapidario in queste mie dichiarazioni, ma è un fan deluso quello che parla.

Con l'abbandono delle asce di Johan Bergebäck ma soprattutto dello storico Sebastian Ramstedt si perde una parte importante della band sia dal punto di vista squisitamente musicale che da quello attitudinale. Non è che i sostituti siano dei cani, anzi, Robert Sennebäck (ex-Dismember) e Fredrik Folkare (Unleashed) vengono da due formazioni leggendarie in campo estremo e senz'altro tra quelle che preferisco, come sempre però "fare la squadra con l'album di figurine" non è detto che funzioni.
Se poi aggiungiamo i guai personali che hanno portato all'arresto di Tobias Sidegård e la sua contestuale estromissione dalla band proprio in concomitanza all'uscita del disco, ecco che lo scenario comincia a tingersi di nero, non per colpa dell'odio contenuto nel disco però.

Partiti nel 1989 con un blackned metal piuttosto grezzo ma dall'indiscutibile fascino, i Necrophobic hanno poi continuato il loro percorso musicale via via avvicinandosi alla proposta dei Dissection, arrivando a colmare l'enorme vuoto lasciato da Jon Nödtveidt e spingendosi oltre. Molte parti thrash hanno poi incominciato ad insinuarsi nel loro sound che però manteneva la sua forte identità black, la sua nera carica malevola, con quel tocco di melodia che non guasta e che ha portato alla creazione di imperdibili (capo)lavori come Hrimthursum e Death to All

Tutto questo fino ad oggi.

Womb of Lilithu, dopo una piccola strumentale, si apre con Splendour Nigri Solis e si capisce già che qualcosa è cambiato, l'alone di malvagità che poggiava su di loro si è assottigliato ma forse non dissolto, abbiamo a che fare con una canzone sempliciotta ma non da buttare del tutto. Proseguendo con l'ascolto del lavoro, si incappa invece nel punto di non ritorno: Furfur
A questo punto i timori iniziali lasciano spazio a tragiche certezze. Il pezzo in questione è un black 'n' roll con un cantato veramente incessante tipo Cradle of Filth con contro-cori a sostegno, e si placa solo all'arrivo di tonnellate di melodia nella parte centrale.
Il disco ha la sua impronta ormai e procede su questo versante "facile" del suono, riempiendo quasi settanta minuti di pseudo-gothic-black con cori (i cori!!!) atmosfere finto-occulte e tanta "maestosità sinfonica". Più avanti nell'ascolto (per chi ha il coraggio di continuare) ci imbattiamo in un'altra traccia ignobile,  The Necromancer, una canzone che perfino gli ultimi Belphegor in una gang bang con Dimmu Borgir, Cradle of Filth e Watain si rifiuterebbero di pubblicare.
Soltanto nelle ultime 4-5 canzoni (su 14!) si affievoliscono questi elementi "nuovi", queste contaminazioni infettive, facendo intravedere il classico suono per cui li conosciamo.
Troppo tardi, il danno è fatto.

Semplificando il tutto, gli svedesi hanno messo in un angolo il loro classico sound e inglobato nuove influenze paracule, infarcendo la loro proposta di elementi che possono raggiungere un pubblico sicuramente più ampio ma che fanno storcere il naso (o più propriamente, cadere le palle) ai propri seguaci di lungo corso.
Con Sidegård fuori dai giochi, vedo difficile un ritorno agli ormai antichi fasti.

All'inizio vi furono i maestri Dissection, poi vennero i discepoli Necrophobic che seppero ritagliarsi una fetta importante di consensi con convinzione e determinazione, persi anche questi, è la volta dei loro emuli Watain con tutti i pro e contro del caso.

Ma questa è un po' la storia della vacca Vittoria, morì la vacca e finì la storia.

Farewell

Voto da fan: 4
Voto da ascoltatore occasionale: 6,5

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 lug 2016 alle 22:07

riascoltato nel 2016, mi viene da piangere

Inserito il 27 ott 2013 alle 23:29

@Megatherion, giustissimo che ognuno abbia la sua opinione :) L'album non fa "formalmente cagare". Come ho scritto, per uno che ascolta occasionalmente i Necrophobic o roba black in generale, la sufficienza c'è (6,5) Il problema è che è dura per uno che li segue da molto tempo digerire un cambio di suono così :( Sparisce tutta la personalità di un gruppo che ha fatto della commistione di black, death, thrash, un pochino di melodia e tanta malevola oscurità il proprio marchio di fabbrica, sparisce quel gelido suono avvolgente, malamente conturbante ed energico che poche band hanno (Dissection, Unanimated e pochi altri) a favore di cosa? Di altre sbrodagliate finto-gothic-plasticose-sinfoniche venate di black? Io aborro!

Inserito il 27 ott 2013 alle 21:38

Ok, si è capito che non è l'anno del metallo nero se non fosse per quell'opera occulta dei Rotting Christ e rare chicche underground come Germ e Anagnorisis... Una stroncatura così forte non mel'aspettavo vivamente in quanto per me l'album si merita almeno una sufficienza...

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