L'uscita di questo
Womb of Lilithu è stata travagliata sotto diversi aspetti e le scelte effettuate in fase di realizzazione hanno inciso in modo tangibile sulla riuscita del disco e chi si ostina a negare l'evidenza, o è accecato dall'adorazione per questo combo svedese o non è propriamente inserito nella loro proposta. Mi rendo conto di essere un po' lapidario in queste mie dichiarazioni, ma è un fan deluso quello che parla.
Con l'abbandono delle asce di
Johan Bergebäck ma soprattutto dello storico
Sebastian Ramstedt si perde una parte importante della band sia dal punto di vista squisitamente musicale che da quello attitudinale. Non è che i sostituti siano dei cani, anzi,
Robert Sennebäck (ex-
Dismember) e
Fredrik Folkare (
Unleashed) vengono da due formazioni leggendarie in campo estremo e senz'altro tra quelle che preferisco, come sempre però "fare la squadra con l'album di figurine" non è detto che funzioni.
Se poi aggiungiamo i guai personali che hanno portato all'arresto di
Tobias Sidegård e la sua contestuale estromissione dalla band proprio in concomitanza all'uscita del disco, ecco che lo scenario comincia a tingersi di nero, non per colpa dell'odio contenuto nel disco però.
Partiti nel 1989 con un blackned metal piuttosto grezzo ma dall'indiscutibile fascino, i
Necrophobic hanno poi continuato il loro percorso musicale via via avvicinandosi alla proposta dei
Dissection, arrivando a colmare l'enorme vuoto lasciato da
Jon Nödtveidt e spingendosi oltre. Molte parti thrash hanno poi incominciato ad insinuarsi nel loro sound che però manteneva la sua forte identità black, la sua nera carica malevola, con quel tocco di melodia che non guasta e che ha portato alla creazione di imperdibili (capo)lavori come
Hrimthursum e
Death to All.
Tutto questo fino ad oggi.
Womb of Lilithu, dopo una piccola strumentale, si apre con
Splendour Nigri Solis e si capisce già che qualcosa è cambiato, l'alone di malvagità che poggiava su di loro si è assottigliato ma forse non dissolto, abbiamo a che fare con una canzone sempliciotta ma non da buttare del tutto. Proseguendo con l'ascolto del lavoro, si incappa invece nel punto di non ritorno:
FurfurA questo punto i timori iniziali lasciano spazio a tragiche certezze. Il pezzo in questione è un black 'n' roll con un cantato veramente incessante tipo
Cradle of Filth con contro-cori a sostegno, e si placa solo all'arrivo di tonnellate di melodia nella parte centrale.
Il disco ha la sua impronta ormai e procede su questo versante "facile" del suono, riempiendo quasi settanta minuti di
pseudo-gothic-black con cori (i cori!!!) atmosfere finto-occulte e tanta "maestosità sinfonica". Più avanti nell'ascolto (per chi ha il coraggio di continuare) ci imbattiamo in un'altra traccia ignobile,
The Necromancer, una canzone che perfino gli ultimi
Belphegor in una gang bang con
Dimmu Borgir, Cradle of Filth e
Watain si rifiuterebbero di pubblicare.
Soltanto nelle ultime 4-5 canzoni (su 14!) si affievoliscono questi elementi "nuovi", queste contaminazioni infettive, facendo intravedere il classico suono per cui li conosciamo.
Troppo tardi, il danno è fatto.
Semplificando il tutto, gli svedesi hanno messo in un angolo il loro classico sound e inglobato nuove influenze paracule, infarcendo la loro proposta di elementi che possono raggiungere un pubblico sicuramente più ampio ma che fanno storcere il naso (o più propriamente, cadere le palle) ai propri seguaci di lungo corso.
Con
Sidegård fuori dai giochi, vedo difficile un ritorno agli ormai antichi fasti.
All'inizio vi furono i maestri
Dissection, poi vennero i discepoli
Necrophobic che seppero ritagliarsi una fetta importante di consensi con convinzione e determinazione, persi anche questi, è la volta dei loro emuli
Watain con tutti i pro e contro del caso.
Ma questa è un po' la storia della vacca Vittoria, morì la vacca e finì la storia.
Farewell
Voto da fan: 4
Voto da ascoltatore occasionale: 6,5