Spuntano dal nulla questi
In The Guise Of Men, per me, ma penso anche per la maggior parte di voi lettori… Si formano in Francia una decina di anni fa, e subito mettono su un’intensa attività live. Dopo un primo demo pubblicato nel 2005, e un cambio di line-up avvenuto lo scorso anno, arrivano alla pubblicazione di “Ink”, EP di sei trace, prima autoprodotto, poi ristampato dalla Send The Wood Music. Beh, dando uno sguardo al logo, alla cover dell’EP, al loro look, devo ammettere che in un primo momento mi sono avvicinato a loro con una certe freddezza e più di qualche pregiudizio, pensando di trovarmi per l’ennesima volta di fronte ad una band che deturpa l’hardcore imbrattandolo di sterili contaminazioni moderne. E in effetti così è, solo che sti quattro francesi ci sanno fare veramente molto… Partendo, appunto, dall’hardcore, riescono a tirare fuori sei brani che vivono di vita propria, nel senso che non si riesce ad incastrarli in nessuno schema predefinito. Ci troverete dentro un po’ di nu metal/metalcore (poco, per fortuna), un approccio ritmico molto vicino ai Meshuggah in alcuni casi, e ai Rage Against The Machine in altri, qualche sonorità post, sia metal che punk, una buona dose di melodia, il tutto mescolato, però, con una perizia e una personalità che li farà apprezzare anche a chi, come me, storce il muso non appena legge o ascolta una sola delle cose descritte fin’ora. Questo a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che il problema non è cosa si suona, ma come lo si suona. E non pensate che si tratti di un minestrone senza né capo né coda, qui ci troviamo di fronte ad una band che ha deciso di non porsi limiti, e ha saputo farlo nel migliore dei modi, tirando fuori un EP davvero meritevole di ogni bene. La dinamicità e la libertà sono alla base della proposta dei nostri, e rendono l’ascolto piacevole, nonostante i continui cambi di tempo e di sonorità, visto che i nostri non spingono mai troppo verso una cervellosità estrema, né tanto meno verso soluzioni semplici e banali, riuscendo a trovare un giusto equilibrio tra le due anime della band. una gradita sorpresa, che mi ha letteralmente spiazzato…
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