Ecco, diciamo che la Slovenia non è proprio terra foriera di gruppi musicali di una certa importanza, o comunque mi aspetterei che da quelle zone venisse un gruppo di death-black o giù di li, non so perchè. E invece ci becchiamo questi
LastDayHere (tuttoattaccato) e il loro
"A New Beginning", che death-black non è ma dannatamente interessante si. Perchè?
Perchè, come da titolo, rappresenta per la band slovena un nuovo inizio, caratterizzato da una stabilità a livello di line-up raggiunta solo nel 2011, dopo 6 anni tribolati nei quali i giovani d'oltralpe carinzia zompavano tra un genere e l'altro, passando dall'hard rock all'hardcore in un confusionario turbinio di idee.
Gli anni passano, la situazione diventa stabile e le idee si fanno sempre più chiare: i LastDayHere abbandonano ogni componente hardcore e si spingono sempre più in territori americani, suonando un alternative metal/nu-grunge/modern rock (chiamatelo un po' come vi pare) tipico di band d'oltreoceano quali Alter Bridge, primi Nickelback, Theory of a Deadman e compagnia cantante, spruzzato di una certa dose di metallosità più tipica, esempio, degli Staind di Aaron Lewis.
Punto forte della band slovena è senza dubbio la coppia di chitarre formata da
Borsic e dal giovane
Gorjanc, davvero abili a intrecciare melodie assolutamente accattivanti, mai banali e mai esagerate a livello tecnico, easy-listening al punto giusto. L'altro diamante è il vocalist
Marko Duplisak, padrone di una voce intrigante, calda e che si adatta alla perfezione al genere proposto dalla band, che mi ha ricordato, oltre ai vari cantanti dei gruppi sopracitati, anche Tuomas Tuominen dei furono Fall of the Leafe, soprattutto per la timbrica.
Se vogliamo invece parlare dei lati negativi, senza dubbio l'originalità non è di casa, essendo "A New Beginning" un album che pesca un po' qua e un po' la senza osare troppo in soluzioni innovative. Altro pollice verso va anche alla durata un pochino eccessiva: 15 brani per 52 minuti mi sembrano davvero troppi, con diversi brani che finiscono naturalmente con il perdersi nel marasma.
Globalmente però siamo di fronte a un disco davvero molto interessante, che proietta i
LastDayHere in un mercato finora dominato dalle band americane. Fieri portabandiera dell'Europa, promuoviamo a pieni voti gli sloveni e li attendiamo con ansia al prossimo lavoro!
Quoth the Raven, Nevermore..
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