Il giorno dei morti, da buon cristiano, son andato al cimitero per onorare i miei defunti e mentre passavo davanti una cripta sono stato investito da un puzzo di carne putrefatta micidiale, tale da piegarmi le ginocchia; stavano semplicemente scavando alcuni loculi, ma ad un tratto, complice anche la musica simil-ambient che gli altoparlanti della messa sparavano a tutto volume, mi son sentito di trasfigurare, la realtà circostante è divenuta all’improvviso grigia, ho udito il passo deciso delle truppe, i colpi di mortaio, il tonfo sordo delle pallottole che pentrano nella carne, ho avuto visioni di campi di battaglia della grande guerra, le stesse che è possibile trovare nelle tante release di gruppi nazi/essoterici della scena ambient/folk/apocalittica. Vi racconto questo aneddoto perché la stessa sensazione l’ho avuta ascoltando questo ennesimo supergruppo proveniente dalla Svezia, ma stavolta, a differenza di molti altri più sbandierati supergruppi, si fa maledettamente sul serio. L’esponente principe di questi God Among Insects è il singer Emperor Magus Caligula, della “black metal war machine” Dark Funeral, il quale per l’occasione si circonda del drummer dei Vomitory, Tobben Gustafsson, del bassista della new death metal sensation Sanctification, Tomas Elofsson, e del chitarrista dei Project Hate, Lord K Philipson.
Il sound è un tributo alla old school del death metal scandinavo, ma in questo “World Wide Death” troviamo ben radicate le influenze delle bande madri e così il risultato è un disco marcio, claustrofobico, soffocante, oscuro e perverso. Partendo da un artwork che rimanda a quello mitico di “Once Upon The Cross” dei leggendari Deicide, la band da vita ad un vero e proprio assalto al cristianesimo con song come “Legion Of Darkness” intrisa di odio e celebrazioni occulte, passando per pezzi come “Chainsawed Christians” col suo riffing morboso e decadente che talvolta si rende quasi “moderno” con stop’n’go quadrati e ritmici. La prova vocale di Magus è semplicemente perfetta, brutale ma non “sguaiata”, e oserei definirla misantropica per la tendenza all’introspezione, come se il singer cantasse tra se e se stesso. La conclusione è affidata a due grandissimi pezzi come la violentissima “Severe Facial Reconstruction” e “Uhr-Nazuur”, paludosa e letteralmente “rotten to the core”.
Questo “World Wide Death” è un disco ricco di groove, di sfumature ossianiche e cimiteriali, di cadenze che pesano come macigni e che, talvolta, hanno un mood decisamente doomy, di accelerazioni brutali, le quali però subito sembrano impantanarsi in melme nauseanti che esalano miasmi venefici. Non ascoltavo un prodotto svedese così ricco di fascino e realmente dedito alla parte oscura del death metal da moltissimo tempo ormai. Da avere assolutamente e vero e proprio riassunto della crema svedese degli ultimi 15 anni e passa. Vi assicuro che i puzzo di morte è pestilenziale…
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