L'unica nota che stona un pochetto in questa prima release degli australiani Daysend è il fatto che le canzoni non durano poi così poco, con la conseguenza che tendono a dilungarsi un pelo più del dovuto, ma per il resto questo 'Severance' è una vera e propria bomba! Era da diversi mesi che non si sentiva un album di Swedish Death Metal così avvincente e convincente. Partiamo dalla sessione ritmica: compatta, quadrata, potente e decisamente affiatata (la bionda Meredith al basso ci da veramente dentro...); il guitar riffing si presenta in linea con il classico trade mark dello Swedish sound, con refrain a volte taglienti, a volte più compressi e chiusi e più Death Metal oriented, impreziositi da ottime aperture cromate e da solos di pregevoli fattura, inspirati sia all'Heavy classico che alla mano degli inarrivabili Meshuggah; infine, la ciliegina sulla torta è data dalla voce, semplicemente un qualcosa di magnifico... furiosa e ruggente alla stregua di Anders Friden (In Flames) di qualche album fa e melodica in perfetto, strabiliante stile Wave anni '80!. Provare a descrivere con parole il frutto che nasce da questa stranissima congiunzione è veramente una cosa complicata e, come tutte le cose, è più difficile spenderne parole per darne un'idea che vederla o, in questo caso, sentirla, utilizzando le proprie emozioni. Elementi puramente Pop si amalgamano con la ruvidezza e la rabbia svedese, neanche troppo velati amori Emo si fondono con gli umori guerrieri e battaglieri della violenza sonica e delle due asce che si colpiscono a forza di riff e di assoli, mentre robuste voci in stile Nu Thrash in tanto in tanto urlano le loro ragioni tra le ottime trame del sound fino ad ora creato ed ottimamente prodotto. Vogliamo chiamarlo Emo Swedish Death Metal? La definizione, per quanto azzardata, potrebbe però dare un effetto quanto meno verosimile di 'Severance', album che piomba come una lieta e fresca sorpresa dopo alcune non troppo felici release di alcuni mostri sacri del genere. Non posso lasciarvi, comunque, senza aver speso due parole su almeno una song del dischetto... provvedendo immantinente, vi presento quindi 'Countdown', probabilmente la più bella canzone dell'anno di tutto il panorama Swedish. Merito di un tiro micidiale, una strepitosa linea vocale e di un arguto, ma non così banale mood melodico, quasi a tributare ad 'Heartwork' dei Carcass, la buona parte del bagaglio culturale Heavy del combo proveniente dall'emisfero australe. Se solo le canzoni fossero durate un pochino meno, il voto sarebbe stato molto più alto, ma tant'è. E tanto sia.
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