Inizierei questa recensione più o meno come la inizio il Quero due anni fa, in occasione di
XXX, raccolta che celebrava i 30 anni di attività:
fare un certo tipo di musica in Italia non è mai stato facile; farlo per 30 (in realtà adesso sono 33) è quasi impossibile. E lasciatemi aggiungere, potersi permettere il “lusso” di far uscire un album particolare come
Mexican way permette di capire le qualità della band.
Mexican way è una sorta di disco auto celebrativo, un esperimento, voluto fortemente dalla band dopo il lungo tour di
XXX, cui ha fatto seguito un viaggio in Messico.
Mexican way celebra la band, il suo viaggio, il loro tour, il tutto in versione rigorosamente unplugged.
Il disco si potrebbe dividere in due grossi filoni, uno decisamente ispirato alle sonorità messicane e southern, mischiando liriche in inglese e in spagnolo e che, parafrasando una pubblicità di un rum, sarebbe perfetto suonato nei peggior bar di Caracas (o in questo caso, di Tijuana), come l’opener
Mexican Way,
Whiskey on the route 666, Tijuana Jail,
Love in the back,
Bangbus; l’altro filone segue una ispirazione decisamente più classic rock, sfociando magari nella classica ballatona (
Fallen Angel, delicata dalla prima all’ultima nota, e
White Moon, dal tocco country), o come
Ride like the wind, che sembra esser composta apposta per esser ascoltata in una strada del deserto mentre si sta guidando una cabrio.
C’è anche il tempo per una manciata di cover: le già citate
Tijuana Jail (
The Kingston Trio),
Ride like the wind (
Christopher Cross) e per finire
Time like these (
Foo fighters): mentre la prima è decisamente più scontata, mi piace la scelta delle altre due cover, perché escono dagli schemi del southern rock’n’roll ma allo stesso tempo riprendono il discorso del viaggio, e delle emozioni durante il viaggio (
And I've got such a long way to go so To make it to the border of Mexico, so I’ll ride like the wind) e di cosa lasci una volta finito (
it’s time like these you learn to live again).
Certamente un album originale, di sicuro valore, non fine a se stesso, che non fa altro che far apprezzare il lavoro e la musica che i nostri hanno saputo portar avanti per così tanto tempo.
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