Davvero un lavoro bellissimo, realizzato con cura e nei minimi dettagli, ispirato e pieno di sfumature, insomma, l'ennesima conferma di un grande talento. Sto naturalmente parlando dell'artwork di
John Baizley, bravissimo illustratore per svariati gruppi e musicista nei
Baroness di cui è cantante e chitarrista ritmico.
Fatti gli elogi per la copertina, non rimane molto con cui emozionarsi in questa quinta fatica degli americani
Skeletonwitch.
Partiti nel 2004 col discreto
At One With the Shadows uscito per la semi-sconosciuta
Shredded Records, gli
Skeletonwitch hanno poi compiuto un buon balzo in avanti mettendo in fila due lavori convincenti e davvero piacevoli come
Beyond The Permafrost e
Breathing the Fire usciti per
Prostethic Records, sicuramente una label dalla credibilità maggiore. Questi due dischi riuscivano nel non facile compito di far convivere in maniera ottimale thrash, death metal melodico e un pizzico di black, se vogliamo dirla tutta in modo abbastanza "rustico" e "grezzo", ma forse proprio per questo, genuino e appagante. Poi, nel 2011, un primo calo dovuto forse alla scarsità di ispirazione e agli estenuanti tour in compagnia di
Cannibal Corpse e altri nomi importanti della scena estrema, sta di fatto che
Forever Abomination non convinceva in pieno e risultava piuttosto piatto. C'era quindi parecchia attesa (almeno da parte mia visto che li tenevo d'occhio) per questo nuovo
Serpents Unleashed che però, come detto ad inizio recensione, offre ben pochi motivi per cui esaltarsi.
La formula degli americani non è cambiata, il loro thrash mai tecnico o esasperato, si unisce ancora con il death melodico, ma stavolta viene data una rilevanza maggiore al metal classico (soprattutto negli assoli) e al black. Oddio, non è che vogliono improvvisamente seguire le gesta di
Marduk,
Immortal o qualche altro nero portabandiera, è però evidente come alcune canzoni (
This Evil Embrace oppure
Born of Light That Does Not Shine) riportino alla mente formazioni tipo
Catamenia o simili. Anche la voce, impostata su uno scream dall'effetto "grattugia" è equalizzata più alta e si unisce alle chitarre nel ricreare certe atmosfere nordiche. Fin qui va ancora tutto bene, il problema è che i riff non sono ispirati e il songwriting, una volta punto di forza per varietà e imprevedibilità, si è pesantemente appiattito. Esempio lampante
I Am of Death (Hell Has Arrived) un pezzo di 2,48 minuti composto da un unico riff.
Già dalla title track che apre il disco emerge questo senso di pochezza che accompagna tutto il lavoro, con la sola eccezione di
From a Clouless Sky,
Burned From Bone e un altro paio di tracce che, tra assoli ben eseguiti e escursioni fuori dai binari, donano un po' di vitalità a questo platter. Sebbene le canzoni siano tutte brevi (tra i 2 e i 3 minuti) gli
Skeletonwitch non riescono a condensare sufficiente potenza o varietà per tenere alta l'attenzione.
Tra una batteria dal suono meccanico e la scarsità di idee, questo
Serpents Unleashed non scatena proprio niente. Seppur non inventando nulla e non essendo chissà quale promessa, gli album del 2007 e del 2009 mi erano piaciuti molto, spiace vederli già ora scavare il fondo del barile.
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