Stai compilando la lista dei Top Album del 2013, arrivi a 9 e proprio non riesc ad andare avanti. Si, ci sarebbe qualche disco che potrebbe entrarci ma sarebbe proprio tirato per i capelli, difficile definirlo davvero "Top". Allora ti ricordi che hai da ascoltare il nuovo dei
Place Vendome e..tutto va al suo posto.
Si perchè "
Thunder in the Distance", terza fatica in 8 anni per i multietnici Place Vendome (Germania, Grecia, Stati Uniti, Italia, Olanda..), è l'ennesimo centro di una carriera finora perfetta. Si vabbè è facile quando per le mani hai un potenziale pressoché infinito di musicanti di livello mondiale..o forse no? Perchè il progetto Unisonic, composto praticamente da 3/5 dei Place Vendome, non è andato così bene, almeno per il sottoscritto.
Quindi, cosa rende gli album dei Place Vendome riusciti? Sarà il songwriting a più mani? E chi lo sa..fatto sta che tutti gli "ospiti" di questo nuovo disco, così come fu per lo strepitoso "Streets of Fire", svolgono un lavoro eccellente e certosino, scrivendo canzoni che si adattano perfettamente allo stile dei 5 musicisti.
La parte del leone spetta ad Alessandro Del Vecchio degli Hardline, che firma ben 6 pezzi, mentre gli altri brani sono scritti da Brett Jones, Timo Tolkki, Soren Kronqvist (Sunstorm), Tommy Denander (Radioactive), Magnus Karlsson (Primal Fear), Roberto Tiranti e Andrea Cantarelli (Labyrinth).
E c'è da dire che ognuno lascia una traccia distintiva: i brani di Del Vecchio sono quelli che più assomigliano ai primi due album della band, dimostrando di aver svolto a dovere, a volte anche troppo, il proprio compitino a casa, come nell'ottima opener "
Talk To Me", dal refrain però davvero troppo simile a quello di "Streets of Fire". E se "
Power of Music" è forse il brano più "stanco" del disco, le altre tracce sono di livello eccellente, su tutte il trittico centrale composto dalla splendida "
Hold Your Love", dalla più powerosa "
Never Too Late" e da "
Heaven Lost", che vanta anche la collaborazione di Carmine Martone.
Meritevoli di citazioni sono anche "
It Can't Rain Forever" (per un fan sfegatato del Corvo come me è manna) del bravissimo Soren Kronqvist, già autore per gli ottimi Sunstorm di Joe Lynn Turner, così come la penultima "
Maybe Tomorrow", scritta a quattro mani da Roberto Tiranti e Andrea Cantarelli degli italianissimi Labyrinth, che dimostrano ancora una volta la bontà della proposta nostrana in ambito metal. E nel lotto delle ottime canzoni buttiamoci anche "
Break Out" dell'enorme Magnus Karlsson (chi non lo conosce se ne vada, per favore) e abbiamo fatto tombola.
O quasi, perchè se a tutto questo ben di dio musicale aggiungiamo anche una copertina fantastica ad opera di Stanis W. Decker, forse la più bella e intensa della discografia dei Place Vendome, è davvero facile rendersi conto di essere di fronte a un album di valore assoluto, non ai livelli del capolavoro "Streets of Fire" ma senza dubbio in grado di giocarsela ad armi pari con l'esordio omonimo risalente ormai a una decade fa.
Cos'ho dimenticato? Forse un
Kiske in formissima e che cancella con un colpo di spugna quello appoltronato degli Unisonic? Ecco, si, ho dimenticato quello, come se il resto non bastasse.
Tre, quattro, cinque giri nelle casse e "
Thunder in the Distance", con un clamoroso colpo di coda, si infila di diritto nella mia personalissima Top10 del 2013. I
Place Vendome dimostrano ancora una volta come essere musicisti grandiosi dotati di classe sopraffina possa e debba portare a realizzare un grande album.
Quoth the Raven, Nevermore..