Non è troppo difficile capire perché un genere come lo
street-metal stia (già da un po’ …) riguadagnando posizioni nei gusti e nelle velleità artistiche di molti
rocker emergenti: chi non fantastica, in fondo, di vivere un’esistenza al “limite”, fare feste sfrenate ogni notte circondato da lussuriose figliole e da ogni tipologia conosciuta di sostanza “stimolante”, sognando di calcare il
Sunset Strip e di emulare gli eccessi descritti in “The dirt”, la celebre autobiografia dei Motley Crue, uno dei principali protagonisti del dissoluto settore musicale?
Superando un seducente immaginario che verosimilmente, per molte ragioni, non si ripeterà più (almeno non con l’opulenza tipica della
golden era …), quello che interessa maggiormente, invece, è la voglia delle nuove generazioni di tornare ad un suono ribelle, selvaggio, maleducato, ripartendo “dal basso”, dopo i successi
snaturanti degli
eighties e l’inevitabile declino di un’attitudine ormai consumistica e ammansita, che aveva perso completamente la sua carica trasgressiva e “pericolosa”.
In questo contesto, nel frattempo tornato ad essere “attraente” anche a livello di
business discografico, s’inseriscono i
Bastardogs,
band ligure di notevoli prospettive, edificata su un solido substrato “classico” di Wrathchild, Rox, Girl, Tigertailz (ovvero il versante
glam della
NWOBHM …), W.A.S.P., L.A. Guns e Motley Crue e autrice di un
album di debutto dall’impatto piuttosto “fisico” e diretto, sottraendosi, in sostanza, agli ammiccamenti
mainstream di parte della “scena” di riferimento.
Personalmente ho gradito parecchio quest’approccio abbastanza
raw alla materia, rigoroso, eppure alimentato da un’energia incontenibile e
insolente dagli effetti assai coinvolgenti, complemento importante ad un
songwriting di buon valore e ad un’adeguata preparazione tecnica.
“No pain no gain” complessivamente pecca un po’ di eccessiva omogeneità e forse, per rendersi veramente “visibili” e “durare”, a questa razza d’irosi
Canidi Ibridi genovesi manca un pizzico di personalità, ma se cercate scariche copiose di adrenalina e tensione emotiva, affidatevi con tranquillità a “N.U.S.U.”, “Sex machine”, “Bad dogs”, “The pit”, “Bite you down”, “Zombietown” e alle allusioni vagamente Thin Lizzy-
ane di “Edge of youth”, tutta “roba” in grado di soddisfare con autorità e sollecitudine le vostre
primarie necessità.
Come anticipato, ora la sfida è continuare ad “ardere” di
rock n’ roll senza “bruciarsi”, evitando di finire confusi nel marasma di un
underground sempre ribollente di esponenti di “belle speranze” pronti a diventare la prossima meteora.
Una prova impegnativa, che i Bastardogs hanno la possibilità di superare con relativa facilità …