Heavy metal.Che queste due paroline magiche siano parecchio inflazionate siamo tutti d’accordo. Ma se nel 2014 ancora qualcuno si prende la briga di comporre, registrare e promuovere un disco di questo tipo, vuol dire che un significato vero, ancora, quelle parole ce l’hanno.
Insomma ci è passato di tutto, davanti agli occhi di
Mike Scalzi, nel corso degli anni, ma la fedeltà a tutti i costi ad un genere tanto bistrattato, alla fine, ha pagato. Niente folle oceaniche, niente premi né mari di soldi, ma solo tanto rispetto e amore da parte di una schiera di fan piccola ma compatta e adorante.
Il nuovo
Digital Resistance, primo lavoro per la Metal Blade (che ha di recente pubblicato interessanti ristampe di
Twilight of the Idols, Down Among the Deadmen e
Traveller) è più o meno un concept che parla dei preoccupanti risvolti del rapporto sempre più stretto tra uomo e tecnologia, ovviamente trattati al modo di Scalzi, ossia con un’ironia disarmante e con testi carichi di significato.
A livello musicale, mi sembra che la componente folk/celtica che da sempre caratterizza il sound della band venga messa leggermente in secondo piano questa volta, lasciando più spazio ad altre soluzioni. Per il resto, produzione quasi amatoriale, voce dal tono fiero ma quasi incerto, riffing elementare e incedere epico delle canzoni: in una parola, Slough Feg. Tra l’altro, i richiami che da sempre caratterizzano il gruppo statunitense si sentono ancora tutti: oltre alle già ricordate influenze folk abbiamo il gusto della NWOBHM, l’aspro sapore del doom e quel pizzico di rock anni ‘70 che non guasta mai.
Ognuno poi ci ritrova un po’ quello che gli pare, insomma, ma chi si ferma ad ascoltare veramente ci può sentire cose che non si acquisiscono con impianti da un milione di dollari, album con Lou Reed o dischi da catena di montaggio: passione e coerenza, sempre e comunque.
Se la cosa non dovesse piacervi, mi spiace ma rimane un problema vostro, perché evidentemente le cose iperprodotte e pompate che siete abituati a sentire vi hanno felpato le orecchie. In questo senso, mai titolo fu più profetico: vivete la tecnologia nella maniera corretta, resistete alla tentazione di cedere ad emozioni artificiali e non perdete il gusto per le cose vere, tangibili!
L’heavy metal è più bello quando è puro. Non si tratta di nostalgia, ma di evidenza.
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