Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:62 min.
Etichetta:Inside Out Music

Tracklist

  1. INCREDIBLE TIME MACHINE
  2. HYPERSLEEP
  3. ALREADY GONE
  4. ALIEN FREQUENCY
  5. THE PROFESSOR & THE MADMAN
  6. MR HARRY MCQUHAE
  7. VERTIGOD
  8. CONTROL FREAK
  9. HIGH
  10. EDGE OF OBLIVION
  11. THEATER OF DREAMS
  12. ITM

Line up

  • Damon Fox: vocals, keys, guitars
  • Duffy Snowhill: bass
  • Luis Maldonado: guitars
  • Mike Portnoy: drums

Voto medio utenti

Il mio incontro con i Bigelf risale al Progressive Nation Tour del 2009, quando la band si imbarcò in un lungo tour in compagnia di Dream Theater e Opeth. L’impatto, già allora, fu clamorosamente buono: un sound carico di suggestioni seventies, una performance live degna di nota e una personalità davvero incredibile.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, soprattutto per questa band, che ha vissuto un traumatico cambiamento nella line-up, oggi composta dal mastermind Damon Fox in compagnia di Luis Maldonado alla chitarra, Duffy Snowhill al basso e, udite udite, Sir Mike Portnoy alla batteria.

Prima che parta lo sport tanto caro a molti di voi, il “tiro al Portnoy”, lasciatemi remare per l’ennesima volta controcorrente: questo è l’ennesimo esempio di quanto il buon Mike ami il suo mestiere, di come si presti a suonare qualsiasi cosa abbia un valore musicale e di come, soprattutto, riesca a mettere la propria personalità dentro ogni singolo colpo sulle pelli. I campioni di tiro al Portnoy la definiranno l’ennesima marchetta, io la definisco l’ennesima medaglia da appuntare al petto.

Detto questo, cosa porta il disco in questione a meritarsi un posto al top? E’ presto detto: la magia.
Esatto, la magia. La magia del progressive degli albori, in cui nessuno mai si era posto problemi e confini di genere. I Bigelf, ancora più di quanto già fatto in passato, riescono a mantenere viva questa sconfinata e affascinante attitudine, rendendo l’ascolto di Into The Maelstrom un’esperienza ai limiti del godimento fisico.

Dentro un album di tale portata ci potete trovare qualsiasi cosa desiderate: le scorribande lisergiche di beatlesiana memoria, le atmosfere eteree dei Pink Floyd, le esperienze extra corporee dei King Crimson, ma anche le cavalcate tipiche del classic metal, il groove dei Led Zeppelin, il tutto condito da una generosa dose di melodia e da una spruzzata di doom che rende il tutto ancora più accattivante.

Lo scorrere dei pezzi riserva sorprese dietro ogni angolo, tanto da meritare seriamente l’ascolto completo ad ogni passaggio. E ascolto dopo ascolto, ecco l’elemento che rende un disco progressive di livello superiore: la comparsa di suoni sempre nuovi, di colori che piano piano esplodono quando si prende sempre più confidenza con le canzoni.

Insomma, un disco da avere. Onore ai Bigelf per l’ennesima prova di spessore, onore a Damon Fox per aver costruito un’opera completa e personale, pescando con una sapienza incredibile elementi da storia della musica rock e portandoli nel presente con una freschezza da celebrare.

Per me Into The Maelstrom finisce dritto nella top 2014.
Recensione a cura di Alessandro Quero

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 mar 2014 alle 09:44

Finalmente ascoltato con calma. Stupefacente la prestazione di Portnoy, proprio perchè suona in modo molto diverso dal solito (non come accade con i Morse e Transatlantic dove a mio avviso non personalizza l'esecuzione), in pieno stile '70. Bellissimo disco, dove a ogni nuovo ascolto ti si aprono scenari diversi, come gli album che davvero amo, che al ventesimo ascolto ancora suonano freschi.

Inserito il 05 mar 2014 alle 19:55

Invece personalmente penso che l'ultimo dei Vanden Plas sia una grossa occasione sprecata: s'intuiscono subito le potenzialità enormi del gruppo ma sono messe al servizio di pezzi tronfi e non sempre ben "focalizzati". Ottimi solo i brani in cui suonano (e decisamente alla grande), quello che sanno fare meglio:prog/power senza troppi fronzoli o architetture orchestrali. Cmq mio personale parere. Saluti

Inserito il 04 mar 2014 alle 16:21

ho avuto modo di sentire questo album una volta sola...bello bello!!! sono un po' di parte perchè li apprezzo da quando acquistai "Money Machine" dopo averne letto la recensione su Metalshock tanti anni fa (nel 2000 credo)...per chi non li conosce forse progressive metal è un po' (tanto) fuoriviante...da sempre suonano seventies (non come Opeth\Pain of Salvation e molti altri) e fra le influenze elencate nella recensione credo non dovrebbero mancare anche i Black Sabbath...

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