Il mio incontro con i
Bigelf risale al
Progressive Nation Tour del 2009, quando la band si imbarcò in un lungo tour in compagnia di
Dream Theater e
Opeth. L’impatto, già allora, fu clamorosamente buono: un sound carico di suggestioni seventies, una performance live degna di nota e una personalità davvero incredibile.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, soprattutto per questa band, che ha vissuto un traumatico cambiamento nella line-up, oggi composta dal mastermind
Damon Fox in compagnia di
Luis Maldonado alla chitarra,
Duffy Snowhill al basso e, udite udite, Sir
Mike Portnoy alla batteria.
Prima che parta lo sport tanto caro a molti di voi, il “
tiro al Portnoy”, lasciatemi remare per l’ennesima volta controcorrente: questo è l’ennesimo esempio di quanto il buon Mike ami il suo mestiere, di come si presti a suonare qualsiasi cosa abbia un valore musicale e di come, soprattutto, riesca a mettere la propria personalità dentro ogni singolo colpo sulle pelli. I campioni di tiro al Portnoy la definiranno l’ennesima marchetta, io la definisco l’ennesima medaglia da appuntare al petto.
Detto questo, cosa porta il disco in questione a meritarsi un posto al top? E’ presto detto: la
magia.
Esatto, la magia. La magia del progressive degli albori, in cui nessuno mai si era posto problemi e confini di genere. I Bigelf, ancora più di quanto già fatto in passato, riescono a mantenere viva questa sconfinata e affascinante attitudine, rendendo l’ascolto di
Into The Maelstrom un’esperienza ai limiti del godimento fisico.
Dentro un album di tale portata ci potete trovare qualsiasi cosa desiderate: le scorribande lisergiche di beatlesiana memoria, le atmosfere eteree dei Pink Floyd, le esperienze extra corporee dei King Crimson, ma anche le cavalcate tipiche del classic metal, il groove dei Led Zeppelin, il tutto condito da una generosa dose di melodia e da una spruzzata di doom che rende il tutto ancora più accattivante.
Lo scorrere dei pezzi riserva sorprese dietro ogni angolo, tanto da meritare seriamente l’ascolto completo ad ogni passaggio. E ascolto dopo ascolto, ecco l’elemento che rende un disco progressive di livello superiore: la comparsa di suoni sempre nuovi, di colori che piano piano esplodono quando si prende sempre più confidenza con le canzoni.
Insomma, un disco da avere. Onore ai Bigelf per l’ennesima prova di spessore, onore a Damon Fox per aver costruito un’opera completa e personale, pescando con una sapienza incredibile elementi da storia della musica rock e portandoli nel presente con una freschezza da celebrare.
Per me
Into The Maelstrom finisce dritto nella top 2014.