Diciamo subito che la mia non preferita è Barriers.
Diciamo ora che è sempre il momento di rendere omaggio a Paul Dirac ringraziando "Nature" per invadere le veglie illegittime di molti metal.itiani.
E soprattutto diciamo "bentrovati" ai Voi, lettori, con tutta la gioia di questa parte di Vialattea.
Introdurre i Casablanca è in qualche modo parlare di Ryan Roxie, 48 N di Sacramento ritrovatosi nella splendida Stoccolma.
Seicordista tra altri di Cooper e Slash, Mr. "77", è ideatore di un social act tanto strambo quanto nobile (http://theartofelysium.org/)
Spostiamoci ai fronzoli...
Dai frichettonici tramonti californiani all'impegno sociale il nostro e compagni ci sollazzano per 40 minuti scarsi.
Anders Ljung non lesina saliva e disegna melodie che evocano alcuni tratti del New Jersey di Bon Jovi e ricordano le spine di ciascuna rosa.
Scostanti algoritmi del Bon Scott di Jailbreak, del Keith Slack di In Too Deep, di Oliva di Day after Day e della Suzi Quatro di Primitive Love condiscono il cocktail di una stramba epicità degna dei vichinghi e di quella leggerezza che ha reso il newpunk degli offspring un punto fermo del sabato pomeriggio rock di fine anni novanta.
Molto si anima attorno a "sciogli le trecce i cavalli"...
Ancora un attimo: prima di schiacciare play lasciatevi cullare dall'estetica dei cocktails di spiriti in piazza Maria Ausiliatrice a Torino (smile tree) che mai come adesso arringano lo spettatore a chiedere di più.
Pellegrini ciechi del dodicesimo secolo, mossi da sogni rivelatori, non sublimano il piatto.
Sospendiamoci sull'aoreggiante "Heartbreak city" e rimettiamoci ai nostri debitori...
Mi avvalgo della facoltà di non paragonare questo album al precedente.
Fate i vostri ascolti, siate i vostri giudizi.
Ci risentiamo tra poco
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