Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:37 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. SHOT IN MASS
  2. FEAR UPON THEM
  3. THRIVE IN ARROGANCE
  4. GODLESS
  5. DEATH
  6. THIS WORLD MUST BURN
  7. THROUGH FILTH AND THE REMAINS OF MAN
  8. NINETEEN CORPSES HANG IN THE MIST

Line up

  • Jan Kruitwagen : guitars, bass, vocals
  • Koos Bos : drums

Voto medio utenti

Per quanto il nome dei Sammath possa risultare sconosciuto ai più, la band olandese è in giro dal 1994 e questo “Godless Arrogance” è il loro quinto album. Il fatto di essere passati quasi del tutto inosservati è dipeso da diversi fattori, primo tra tutti un sound che ci ha messo qualche anno prima di stabilizzarsi, infatti la band olandese è partita da un black “eccentrico” un po’ a la Countess (band che personalmente non ho mai amato più di tanto, ma che da alcuni presunti “cultori” è sempre stata additata come “fondamentale”…) fino ad arrivare ad un sound che oggi potremmo definire, senza molta fantasia, ma anche senza paura di sbagliare, un black/death di discreta fattura che a tratti non disdegna di guardare ai nostri ultimi Handful Of Hate e che per andare sul sicuro getta più di un’occhio ai Dark Funeral . Aggiungete a questa lunga gestazione il “supporto” di un’etichetta pressoché sconosciuta come la Folter Records e capirete perché è stato difficile imbattersi nei Sammath che oggi ritornano sul mercato grazie alla Hammerheart… Ma veniamo a “Godless Arrogance” , già dall’artwork e dai titoli dei pezzi, un po’ a la Endstille, vediamo come l’attitudine dei Sammath sia leggermente cambiata con un approccio più “serio” , moderno e guerrafondaio alla materia, infatti nella maggior parte dei brani la band ha preferito un approccio in your face, senza nessun compromesso, mettendo da parte l’aspetto più tecnico che impregnava i precedenti “Triumph In Hatred” e “Dodengang” (album del 2006), purtroppo però il tutto è stato concepito senza molta fantasia e capacità di alternare un po’ la proposta. Il “nuovo” corso riparte dal passato e l’impatto in brani come l’opener “Shot In Mass” , “Godless” o “This World Must Burn” è davvero notevole e non ha niente da invidiare ai gruppi di riferimento nel genere , ma è anche vero che le possibilità in questo campo sono veramente limitate, soprattutto se non si ha una capacità creativa elevata, e i Sammath mostrano subito la corda, quando come in “Fear Upon Them” fanno il passo più lungo della gamba e si avventurano in oltre sei minuti di song che trova difficilmente una spiegazione o come in “Death”, accozzaglia di riffs death oriented che a stento stanno in piedi, dove si scade nella banalità pura. Come detto i Dark Funeral vengano chiamati spesso in causa durante gli otto brani, come nelle parti più blacky di “Thrive In Arrogance” o in “Through Filth And The Remains Of Man” pezzo senz’altro ispirato, per quanto derivato, e di livello superiore rispetto a tutto il resto. Lo screaming l’ho trovato un po’ spompato e forzato, come se il leader tuttofare Jan Kruitwagen, nonostante l’enorme esperienza accumulata negli anni, sia ancora poco a suo agio in queste vesti. Al di là di un impatto sicuramente devastante e senza alcun compromesso alla fine di “Godless Arrogance” non resta molto se non ceneri e distruzione, ma se ci sono voluti cinque anni per fare “solo” questo allora è un po’ poco e se l’Hammerheart spera di ritrovare fiato per le sue asfittiche casse credo che dovrà inventarsi qualcosa di diverso per sopravvivere. Non potendo vivere di soli capolavori è anche giusto dare una piccola possibilità ad onesti lavoratori.

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