Band finlandese, composta da giovani musicisti già impegnati in altri progetti della scena underground metal, gli
Altar of Betelgeuze propongono il loro secondo album per la piccola Memento Mori.
Scopriamo uno stile composito, interessante, che coniuga elementi doom e death con qualche tinteggiatura di stoner e di puro rock. La componente più lenta e tenebrosa pervade la spiritata “A world without end”, nella quale troneggiano il poderoso basso ed i lugubri growls di Matias Nastolin, ma già nella successiva “The spiral of decay” ed ancora maggiormente in “Steamroller” emergono elementi meno ferali, grazie soprattutto alla voce pulita del chitarrista Olli Suurmunne capace di creare un dinamico contrasto ai toni gutturali del compagno.
Ma l’apice del disco giunge grazie ai quasi venti minuti della title-track, un crogiolo sonoro dentro cui i finnici gettano tutte le loro influenze: dall’atmosfera sulfurea alle accelerazioni thrash, dallo scandi-stoner all’heavy doom. Qualche passaggio sembra un poco forzato, però l’effetto complessivo è decisamente molto buono.
E’ giusto premiare l’ambizioso melting-pot degli Altar of Betelgeuze (bel nome..) che senza concedersi stravaganze stilistiche offrono comunque qualcosa di meno scontato della media.
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