E' davvero impressionante la mole di produzioni che, specie in questo periodo, vari membri di Spock's Beard e Flower Kings stanno immettendo sul mercato, oltre ovviamente a dar vita in modo regolare e periodico ad albums con le loro bands d'appartenenza.
Gli Spock's Beard sono tutti musicisti che, oltre a vari progetti paralleli, vantano una ragguardevole esperienza anche come sessionman: hanno praticamente suonato con tutti.
In particolare Eric Clapton, Natalie Cole, Aretha Franklin, Barry White, Roberta Flack, Phil Collins, Eric Burdon e Al Green sono solo i primissimi nomi di una lunga esperienza in studio e live di Ryo Okumoto.
"Coming Through" non è il suo debutto da solista, esso succede una già significativa e corposa serie di albums che parte da "Solid Gold" datato 1980.
A quanto pare non si tratta di una nuova realizzazione a tutti gli effetti, visto che descritta nella bio come una raccolta di brani composti dal tastierista negli ultimi vent'anni ed ora riproposti in chiave più prog rock.
Le otto tracce in scaletta mettono in evidenza un po' tutte le inflessioni musicali di Ryo: dal progressive rock, appunto, passando per la black music, il funk, il soul, venature psichedeliche, fino a giungere al jazz. Si dimostrano mediamente buone realizzazioni, ben composte e suonate da un interessante elenco di ospiti illustri quali Nick D'Virgilio (Spock's Beard), Simon Phillips (Toto) alla batteria; Dave Meros (Spock's Beard), Kenny Wild (Natalie Cole) al basso; Steve Luather (Toto), Michael Landau (altro noto sessionman d'esperienza e dallo sterminato numero di partecipazioni), Jun Sumida in qualità di chitarristi.
Quattro brani risultano composti da Ryo in compagnia del suo amico ed ormai ex storico cantante degli Spock's Beard Neal Morse, il resto è ad appannaggio totale del tastierista.
Mediamente Okumoto sembra muoversi a suo agio in quasi tutti i momenti compositivi dell'album, attraversando e gestendo le varie inflessioni stilistiche che di volta in volta si alternano e si miscelano.
Sono rimasto positivamente colpito e divertito da composizioni come "The Father He Goes...", "Slipping Down", "Highway Roller", "Coming Through", tutti brani che annoverano la presenza di cantanti molto quotati e conosciuti, che non possono che impreziosire ulteriormente il risultato finale, come Glenn Hughes, Bobby Kimball, lo stesso Neal Morse.
Forse alcuni momenti tra i 19 minuti di "Close Enough" si rivelano leggermente dispersivi ed i frangenti che sfociano nell'improvvisazione jazzistica (lo si nota specialmente nell'iniziale "Godzilla vs. King Ghidarah) francamente mi sembrano tutto sommato parentesi evitabili: di matrice totalmente modale, con, sì, utilizzo di modulazioni e blocchi accordali, ma essenzialmente scolastici e per la maggiore impostati su semplici e ripetute progressioni cromatiche, piuttosto che su vere e proprie sostituzioni, sovrapposizioni e/o estensioni armoniche. Ciò ad ulteriore dimostrazione che nella maggioranza dei casi nel rock si suole inserire elementi jazzistici solo per creare una variente compositiva in più, ma sovente senza conoscere bene la materia in questione.
Questi due appunti sono, comunque, riferiti ad aspetti ed a momenti sostanzialmente marginali dell'album ed in definitiva non inficianti il risultato finale in modo determinante.
Senza dubbio è difficile attualmente orientarsi tra tante produzioni e progetti paralleli di questi musicisti, specie se ci si trova a fare i conti con le proprie risorse pecuniarie mensili. Sta di fatto che, se siete estimatori in special modo degli Spock's Beard e delle musica rimasta ancorata al periodo 70's, "Coming Through" è un lavoro ben curato, suonato e divertente. Potrebbe fare al caso vostro....
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