Winter Of Sin sono una black/death metal band olandese che nel corso della sua storia ha cambiato molto, soprattutto a livello di line up ed inevitabilmente tutti questi cambiamenti si sono riflessi nelle composizioni della band. Oggigiorno troviamo la band con due membri originari ( i chitarristi Dirk Barels e Ricardo Gelok) con in più due gradite sorprese, il batterista originario dei God Dethroned Michel Van Der Plicht e il main man dietro gli stessi God Dethroned, Henri Sattler che si piazza dietro al microfono. Mi sembra superfluo ricordarvi che Henri sia stato l’artefice di tutto quanto è stato scritto a nome
God Dethroned per quasi vent’anni regalando al popolo metal almeno un paio di album al limite del capolavoro (
“The Grand Grimoire” e
“Bloody Blasphemy”) e tanto altri lavori onestissimi che tutt’ora danno la paga a molte presunte super band di oggi … Che la presenza di Henri potesse essere importante non è difficile da credere, ma ascoltare come il buon Henri riesca a marchiare a fuoco tutte le composizioni con il suo inconfondibile growl a metà tra death e black ha dello straordinario. Dal punto di vista prettamente musicale possiamo riscontrare l’ennesima evoluzione della band, che visti anche i già citati cambiamenti di membri ha pensato bene di spostare ancora la propria proposta e così se ad inizio carriera viaggiavano nei pressi di un black metal dalle tinte sinfoniche divenuto poi sempre meno sinfonico e più tirato, ora le influenze death/thrash hanno trovato ancor più spazio, come è possibile ascoltare subito nella doppietta d’apertura
“Astral Death Reign Algorithm” e
“Maelstrom” , la band però non ha dimenticato il proprio passato e allora ecco che in
“Eternal Winter” ritroviamo un buon tremolo riffs di chiarissima derivazione black e
“Infection Of Infinity” ci riporta parecchio indietro nella propria discografia. L’album non ha un attimo di pausa, se si eccettua
“Virus” che è solo un breve intermezzo strumentale e
“Inheritors Of Pain” ballad dal forte gusto God Dethroned, comunque sia quando arriverete alla fine dei 41 minuti su cui si articola
“Violence Reigns Supreme” non esiterete un attimo a rimetterlo da capo. Sinceramente non mi aspettavo granché da Winter Of Sin, visto che non è mai stata tra le mie band preferite, ma devo ammettere come “Violence Reigns Supreme” sia una delle più belle ed inaspettate sorprese dell’anno, vista l’elevatissima qualità che permea tutte le nove composizioni dove la band non si limita a spazzare via tutto ciò che ha intorno, ma piuttosto si esalta in una chirurgica distruzione senza effetti collaterali... Quando si è una band all’esordio si può anche stupire l’ascoltatore, ma quando una carriera non troppo esaltante ha già appesantito il proprio destino è ancora più difficile riuscire a rialzarsi ed è per questo che è ancor più doveroso e piacevole omaggiare la creatività di una band. La parte lirica e visuale dell’album è la più debole di “Violence Reigns Supreme” visto che i testi si basano per lo più su science-fiction e war-movies (argomenti fanciulleschi a me indigesti ...) , mentre la copertina sembra già vista centinaia di volte … Album semplice, diretto, distruttivo ed estremo o semplicemente ignorante.
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