Devo ammettere che è sempre difficile confrontarsi con un disco di debutto, quando devi criticarlo. Perché, da musicista, sono conscio di quanto lavoro e di quanti sacrifici probabilmente ci siano alle spalle. Però, ragazzi…c’è un però.
Io capisco che chi cresce nel mito dell’epic metal di stampo statunitense abbia in mente il sound di determinate band. E capisco anche che certe band facciano, ancora oggi, dell’approssimazione nei suoni una sorta di marchio di fabbrica imprescindibile.
Ma se arrivi al debutto discografico nell’anno 2014, la tecnologia può venirti incontro a braccia aperte. E non parlo di fare un disco di plastica, parlo di piccoli accorgimenti che spazzano via quella sensazione di approssimazione fastidiosa che caratterizza album come questo.
Aggiungeteci che le capacità strumentali appaiono ancora acerbe, la voce non incide e il songwriting risulta clamorosamente immaturo: capite che il mio voto non può che essere ben lontano dalla sufficienza.
Proprio non ci siamo, ragazzi. Credo sia necessario un profondo lavoro sia personale che di gruppo, per raggiungere innanzitutto un amalgama che qui manca del tutto. Poi vanno snelliti i brani, perché per arrivare a certi minutaggi bisogna avere veramente qualcosa di importante da dire. Infine, bisogna capire che il processo di produzione, registrazione e mastering è fondamentale e può aiutare anche le band più insesperte.
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