Arrivano “furtivi” alla nostra
gloriosa attenzione (“Shores of hope” è, in realtà, del 2013) grazie alla sempre vigile attività promozionale dell’Atomic Stuff e diciamo subito che sarebbe un peccato se, facendo fede al loro
monicker, questi ragazzi ferraresi finissero per passare
inosservati nel pur congestionato panorama musicale
underground.
E questo non perché il loro disco d’esordio sia straordinariamente “creativo” o “rivoluzionario”, ma semplicemente perché riesce comunque a distinguersi per intensità espressiva, freschezza e buone doti di scrittura.
Muovendosi con sagacia tra
street,
hard-rock,
metal e bagliori
alternative, gli
Stealth propongono un
full-length piuttosto piacevole, adatto agli estimatori di Skid Row, Guns n’ Roses, Metallica, Brides of Destruction e Hinder, che nei solchi del
Cd ritroveranno con una certa facilità tracce dei loro beniamini, senza per questo vederli trattati con eccessiva deferenza o forme di sterile contraffazione.
Il programma non è esente da qualche ingenuità e da un vago senso complessivo di “incompiutezza” e tuttavia piace il gusto con cui la “materia” viene sviscerata, ostentando una duttilità stilistica che consente alla
band di spostarsi lungo i “confini” dei generi mantenendo una discreta omogeneità e compattezza interpretativa.
In un quadro artistico di livello medio abbastanza soddisfacente, una doverosa menzione se la guadagnano “Guns! Guns! Guns!”, un
anthem schietto e diretto, il
groove cupo e
grungiarolo di “Ozone fades” e l’approccio radiofonico di “Godspeed”, mentre impressionano ancora di più le poderose contaminazioni di “Pharaoh”, la melodia fascinosa di “Black century” (con qualcosa degli Scorpions nell’impasto!) e le suggestive progressioni armoniche di “Uhlans, 1915”.
La vera sorpresa dell’album, poi, si chiama “Rock beast”, un interessante tentativo di coniugare la
disinvoltura degli anni ’80 con la
fisicità del terzo millennio che, sebbene bisognoso di maggiore fluidità e focalizzazione, indica un percorso meritevole di ulteriori approfondimenti.
Il lavoro da fare, per puntare davvero in “alto”, è ancora parecchio, e ciononostante i segnali per
allertare i
radar dei
musicofili più attenti sono già consistenti e visibili.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?