Non che il loro precedente album, "Crimen Laesae Majestatis Divinae", mi avesse particolarmente impressionato, tuttavia avevo lasciato
aperta più di una porta per il prosieguo dei
Portrait.
E, in effetti, sulla loro ultima fatica qualche passo avanti è palese, a partire dal cantante, il quale a dispetto del nuovo nome riportato nella formazione: Per Lengstedt, è pur sempre il precedente Per Karlsson, che assieme al nuovo cognome porta in dote una prova più convincente e maggiormente sciolta, sia nel ripercorrere sentieri già aperti da King Diamond, sfiorando talvolta il plagio come su "Black Easter" o "Our Roads Must Never Cross", sia cercando soluzioni un po' più coraggiose, vedi ad esempio come affronta un brano dalla velocità sostenuta quale "In Time" o i passaggi rarefatti di "Lily".
Tuttavia, a tarpare le ali a questo disco resta un songwriting che non sembra in grado di offrire consistenza e spunti avvincenti, con "Crossroads" che nei tre quarti d'ora a sua disposizione si limita così a scorrere via senza alcun
colpo ferire.
Tra gli episodi più rappresentativi ritroviamo le già citate "Our Roads Must Never Cross", che al falsetto affianca delle vocals ruvide e, direi,
venomiane, e una "In Time" più vicina allo US Power che ai Mercyful Fate.
Qualche passo avanti per questa formazione svedese che comunque deve ancora macinarne di chilometri.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it
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