“
Dai che ce la fai!” è solito esclamare il
Gianni Morandi nazionale, animato dal lodevole (?) intento d’instillare nei suoi fan (?) un sussulto di grinta, di piantare un germoglio di fiducia nel futuro e nelle proprie possibilità.
Poi arrivano band come i
Tomorrowillbeworse (già il moniker sprizza ottimismo da ogni poro) a rovinare tutto, affliggendo l’imprudente ascoltatore con un carico da undici di atavica tristezza, di funesto malanimo, di desolazione senza fine…
E meno male!
Per quanto mi riguarda, non sono mai abbastanza i gruppi dediti alla ricerca della formula musicale più triste e malinconica possibile; formula che finisce il più delle volte per incanalarsi nel filone del post-depressive black metal, genere che apprezzo in particolar modo.
Questo
Down the Road of Nothing, come immaginerete, proprio lì va a parare.
Il giovane duo, con sede nella perfida Albione (ma di origini piemontesi) e composto da
Kenosis e
R. (la quale si occupa “solo” di artwork e lyrics, interessanti entrambi), dimostra aver già le idee chiare, immettendo sul mercato un lavoro di pregio. Lavoro mai troppo estremo, dominato dai tempi medi, da arrangiamenti asciutti e da una generale sensazione di cupa mestizia.
Peculiare il missaggio, che dona un insolito risalto alle linee di basso: la profondità che tale scelta conferisce al sound (si ascolti, ad esempio, la porzione conclusiva di
Vestigia Nulla Retrorsum o la notevole
Never Liked Flowers, Until I Saw Your Grave) la rende senz’altro azzeccata.
Difficile, quindi, non rimanere ammaliati dallo struggente tessuto melodico di
Aesthetics of Discouragement, che mi ha ricordato i pezzi più contemplativi dei
Deadly Carnage, o dalle plumbee vibrazioni dell’opening track
Distressing Range.
Purtroppo, come spesso accade alle band post-depressive, i
Tomorrowillbeworse denunciano qualche imbarazzo nelle parti più tirate, che nell’economia dell’album ci stanno eccome ma che, al tempo stesso, si rivelano spesso convenzionali e poco ficcanti. Pezzi come
Étouffer l'Instinct de Survie Avec Dose Précise de Ressentimet (peraltro titolo fantastico, anche se
Gianni Morandi non approverebbe),
Fragments e la comunque bella title-track risentono di questa pecca, che dovrà venir limata in futuro. Così come andrà reso un pelo più personale e vario lo screaming, anch’esso afflitto da eccessiva genericità.
D'altro canto parliamo di una band fondata nel 2011 e di un album di debutto: non vedo un solo motivo che impedisca ai Nostri di perfezionare la loro proposta, se non una inattesa ventata di gioia nella loro esistenza.
Comunque sia, già ora ampiamente promossi. Ma non rallegratevene troppo!
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