Non credo ci possano essere dubbi di sorta … il
Frontiers Rock Festival è in assoluto l’evento più atteso dell’anno dai molti estimatori italici del
rock melodico, orgogliosi di poter contare su un concorrente importante nell’ambito delle migliori circostanze analoghe a livello internazionale.
Anche i meno interessati a tali sonorità, se dotati di un minimo di obiettività (nonché privi dei proverbiali “paraocchi” …), dovrebbero essere disposti ad ammettere la portata di una manifestazione come questa: tre giorni costellati da una sagace miscellanea di campioni del settore, “vecchie volpi” alle prese con nuovi progetti ed esordienti di “belle speranze”, a cui si aggiunge un attesissimo ritorno (quello dei Dalton, per la cronaca), il tutto organizzato nella nostra
Italietta, dalla
label, italiana pure lei, diventata IL CARDINE dell’intera scena di riferimento, non è cosa da poter trascurare, nemmeno (forse sarebbe meglio dire soprattutto …) oggi in cui la crisi dell’industria discografica (e non solo di quella …) ha reso gli investimenti e la cura qualitativa del proprio “prodotto” autentiche eccezioni.
Inevitabile, poi, per chi come il sottoscritto ha qualche “annetto” di militanza specifica sulle spalle, associare all’intera questione pure una piccola forma di “rivalsa”, da indirizzare a tutti quelli che non credevano nella forza incontenibile della passione e della determinazione e nelle “nostre” competenze artistiche ed imprenditoriali.
Esaurito il pur doveroso e sentito “pippone”, arriviamo al fantastico modo in cui l’etichetta partenopea ha deciso di commemorare adeguatamente l’avvenimento: una
compilation venduta (ad un prezzo di 8 €!) esclusivamente durante il
Festival, stampata in sole cinquecento copie, caratterizzata da molti dei protagonisti dell’imminente “concertone” e da qualche nome che magari ritroveremo nella sua auspicabile prossima edizione.
Si tratta, com’è giusto che sia, di materiale di prim’ordine, con parecchie anticipazioni e talune chicche rare, adatte sicuramente ad ingolosire i
melomani alla lettura, sempre molto allettati da questo tipo di situazioni.
Tralasciando, dunque, i brani già noti, già trattati su queste
gloriose (e
chiccose …) colonne, concentriamoci sul resto dell’imponente
tracklist, segnalando innanzitutto le conferme … W.E.T. ed Eclipse forniscono altre due (pressoché inedite) prove (“Victorious”, dei primi, non smentisce il suo titolo con un “tiro” davvero trionfante e “Into the fire”, dei secondi, brucia di consueta classe e intensità melodica) inconfutabili del loro inattaccabile ruolo egemone, mentre Issa non convince ancora una volta, nonostante il “trasporto” elargito alla versione acustica della sua “Invincible”, finora concesso solo agli apparati
cardio-uditivi del pubblico nipponico.
Passando poi alle “anteprime”, iniziamo da quella forse più “ansiogena” … con “Hey you” i Dalton sembrano dimostrare di non aver perso, nemmeno dopo una ventina d’anni (un “pit stop” lunghetto …), il loro raffinato tocco
hard-rock e discrete sensazioni le riservano anche i Crazy Lixx, un po’ appannati negli ultimi tempi.
Proseguiamo spendendo due parole di ammirazione per le
female-fronted bands Adrenaline Rush e Moon Land, entrambe artefici di gustosi “assaggi” del loro
charme e del loro dinamismo, che le ratifica come potenziali (specialmente il gruppo capitanato da Tåve Wanning, che si avvale del tocco aureo di
Re Mida Mårtensson …) protagoniste del
rockrama “che verrà”, e finiamo con un paio di autentiche bombe soniche, su cui puntare per il futuro con addirittura maggiore convinzione.
“All the way” degli State of Salazar creerà enormi aspettative in chi adora Toto, Journey e Work Of Art e grande curiosità la procurano anche i M.I.M., una
new-sensation svedese che con “On my own” (qui interpretata da David Fremberg degli Andromeda, per una versione del pezzo realizzata in esclusiva per questa incisione) offre un segnale nitido di freschezza melodica impossibile da non captare con entusiasmo.
Insomma, un gran bel dischetto celebrativo, da cercare di fare proprio senza remore al
Live Club di Trezzo l’uno il due e il tre di maggio, mentre vi godete, ne sono certo, uno spettacolo straordinario e speriamo ripetibile.