E adesso questo come ve lo spiego?
Ogni tanto arriva un disco "sorpresa" talmente fuori dagli schemi, talmente malato che risulta difficile riuscirsi a spiegare senza tirare delle supercazzole o annoiare il lettore con voli pindarici. Proverò, tuttavia, a darvi un'idea dell'insano nuovo lavoro dei newyorkesi
Pyrrhon, anche se vi invito a cliccare sulle canzoni nel player sotto per ascoltare direttamente la follia di questi quattro filosofi dello strumento.
No, non si tratta di technical death metal nel senso canonico del termine, la tecnica c'è ma è nascosta dal caos. Un disturbante quanto affascinante concentrato di suoni, dissonanze, urla strazianti, disperazione e rabbia che parte da
Ulcerate, Gorguts, Mitochondrion passa per
Ævangelist, Portal e finisce nello spazio profondo. Quasi un'ora in cui vi sembrerà di stare all'interno di un alveare che sta rotolando giù per una scarpata mentre delle api incazzate vi entrano ovunque. Canzoni di 8, 9, 10 minuti, affiancate da altre più brevi, vi rapiranno urticandovi la mente con tempi lenti e dilatati dove ogni strumento si esprime liberamente, quasi slegato dagli altri, improvvisando, creando un limbo dispersivo in cui galleggiano i suoni. Il metronomo è un lontano ricordo, la matematica un'opinione, la progressione è l'idea. Un cenno invisibile, un battito d'ali e infuria la tempesta, distruzione e rabbia si abbattono sull'ascoltatore lasciando dietro una scia di rumore indefinito. Psichedelia che copre le nostre teste come cenere e polvere che si depositano dopo un'esplosione.
Roba per pochi, audaci esploratori della musica estrema, roba per chi vuole sfidare le regole, anche fisiche, della musica.
Ecco, vi ho tirato una supercazzola...
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?