Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:45 min.
Etichetta:Amaranth
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FALL
  2. MONYON
  3. ADDICTION COMPLETE
  4. LIE
  5. WAITING
  6. WATER
  7. THE LINE
  8. TIL UNGDOMMEN
  9. REFLECTIONS OF BROKEN GLASS
  10. THE DARK

Line up

  • Trond Engum: main composer, performer
  • Berit Stensland: female vocals
  • Rune Hoemsnes: drums
  • Peder Drege: trombone

Voto medio utenti

“Rivers Of Broken Glass” è il debut album del solo-project di Trond Engum, mente principale dietro i compianti Third And the Mortal. Il disco in questione si dice sia stato registrato su una barca in aperto Mare del Nord, al largo delle coste della Norvegia. Non so se ciò corrisponda a verità o sia leggenda, quel che so è che questo disco, almeno nel mood, è decisamente “liquido”.
Parliamo di un rock a forti tinte elettroniche con tessiture ambient, le quali rivestono di un’aurea ipnotica e melanconica il disco. Ad accentuare queste sensazioni c’è la voce stessa di Trond Engum, una voce stentorea e teatrale che squarcia il velo oscuro di pezzi come l’opener “Fall” o “Lie”. La vera sorpresa del disco è però la voce femminile e stupenda di Berit Stensland, molto evocativa, che impreziosisce il trip-hop di “Monyon” oppure quella sorta di cantilena dal sapore folk che è “Til Ungdommen”, donandogli fragile tristezza e quel tocco di lascivo languore che ammalia e conquista.
Altra sorpresa è il pezzo “Waiting” nel quale le atmosfere si fanno jazzy, con l’intervento di un trombone suonato da Peder Drege, con un risultato decisamente inconsueto. “Reflections Of Broken Glass” si muove in una dimensione acquatica e lungo i suoi oltre sette minuti sembra quasi di abbandonarsi alle onde, lasciarsi trasportare lontano alla deriva, per poi inabissarsi al suono della melliflua nenia di Berit, novella ondina o sirena che dir si voglia. Chiude il disco “The Dark”, la quale tiene fede al proprio nome e regala momenti di inquietante oscurità, sempre accompagnata dalla sinfonia delle onde del Mare del Nord e dalla tetra voce riverberata di Trond.
Il disco si configura come un viaggio, sarebbe meglio dire trip, notturno, ricco di trame crepuscolari, di decadenti richiami a paesaggi depressive-gothic, pur essendo nella sostanza tutt’altro che gotico come disco, ma il passato non muore e soprattutto non tradisce.
Un disco poeticamente decadente ed espressivo che farà la felicità di coloro che amano l’introspezione e le atmosfere cupe.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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