Succede sempre più raramente, soprattutto in questi anni di musica usa e getta, ma succede ancora … Cosa? Niente di speciale ho semplicemente ordinato la mia copia di
“Blackened Souls” quando ancora non avevo finito di ascoltarlo, per me la mezzoretta di pura frustrazione sonora che mi aveva travolto era sufficiente per farmi fare “la cosa giusta” … poi siccome nel frattempo sono arrivato alla fine dell’album, mi sono voluto levare un ulteriore sfizio e mi sono ascoltato tutto d’un fiato il nuovo degli
Eyehategod, band a cui i nostri Oruga vengono e verranno necessariamente paragonati, anche se a ben vedere la band statunitense ha una componente più core che ai francesi manca completamente (per fortuna?) Sinceramente se proprio dovessi, avvicinerei il gruppo ad un buon incrocio tra i già citati
Eyehategod e i
Down, di Phil Anselmo, cui il cantante Cedric sembra aver dato più di un ascolto … Comunque come spesso mi accade, mi sono lasciato guidare dall’istinto e ho fatto la cosa giusta …
“Blakened Souls” ci presenta una band in formissima, carica, potente, cruda e … angosciante! Per quanto “BS” non sia un album di funeral doom, è davvero difficile non sentire questo senso di soffocamento provocato dalle chitarre di Julien L. e Fred P. , un continuo riffing arzigogolato, cesellato, circolare e asfissiante (
“Dead Among The Living” ). La sensazione generale che mi ha dato l’ascolto di
“Disciples” è quella di una lenta morte per soffocamento provocata da una massa melmosa e putrida che usciva dalle casse del mio stereo e che avrebbe continuato a fuoriuscire sempre più con l’andare dell’album … Sei pezzi per 48 minuti di assoluta goduria sonora con questo incedere sempre lento/cadenzato, interrotto solo sporadicamente da qualche piccolo intermezzo più arioso (
"Cursed" ) , tanto per prendere una boccata d’aria in mezzo a tale asfissia, ma non sarà sufficiente perché le note dell’album da
“Heretics” alla conclusiva
“Ghosts Of Anneliese” vi faranno rotolare verso l’infinito catartico degli Oruga. Dopo aver ascoltato l’omonimo mini cd del 2011, nutrivo diverse speranze nei confronti della band francese, ma sinceramente non mi sarei mai aspettato di trovarmi di fronte a tale splendore, un gioiellino sludge/doom scolpito nella pietra con l’aiuto di atmosfere lugubri e un parossismo chitarristico che ne esalta a mille le qualità . La pesantezza pachidermica dell’album è assicurata, ma se non riuscite a materializzare in musica la sgroppata allegra e spensierata di un elefante o di un rinoceronte che corre libero e felice nelle selvagge distese africane, allora potrete sempre mettere su
“Blakened Souls” e cercare di non farvi schiacciare da tale potenza. L’aver deciso di registrare l’album praticamente live in studio ha giovato e non poco alla band, capace di ricreare veramente l’atmosfera tipica di certi concerti, che più che semplici esibizioni pubbliche diventano veri e propri riti di iniziazione in una completa osmosi tra band e pubblico. Fosse un qualcosa da mangiare
“Blackened Souls” sarebbe sicuramente un piatto semplice e gustoso, magari tipico della tradizione, che so una peperonata (abbondante) da sbaffarsi a colazione … che seppur un po’ fuori luogo saprebbe comunque deliziarci con la sua genuinità, invece è “solo” un album che non ha la pretesa di essere originale a tutti i costi, ma grazie alla sua spontaneità e pesantezza saprà regalarci graditi incubi sonori e mentali …