Tutti gli amanti del power conoscono i
Falconer e la loro musica. Autori di grandissimi album, da
Falconer a
Chapters From A Vale Forlorn, passando per
Northwind, arrivando sino agli ultimi
Among Beggars and Thieves e
Armod, nei quali la qualità delle composizioni non è mai diminuita, nemmeno nell'intermezzo segnato dalla momentanea uscita del magnifico
Mathias Blad, sostituito dal comunque ottimo
Kristoffer Gobel. Sono passati tre anni dall'avventura in lingua madre di
Armod, disco stupendo, dove i
Falconer, riprendendo la recensione del nostro Andrea Perlini, hanno sperimentato un avvicinamento alle proprie radici folk e nordiche, ed ora la band esce con questo nuovo
Black Moon Rising. A dominare nel disco sono sempre la voce calda, avvolgente e teatrale di
Mathias Blad ed il songwriting vario ed accurato. Ciò che i
Falconer compiono nei loro dischi è sempre quello di costruire un palco di emozioni, sapientemente create e disposte, senza lasciar nulla al caso, evocando nell'ascoltatore miriadi di sentimenti, accompagnandolo in un modo tutto loro, ricco di storie ancestrali e musiche chimeriche. Premessa che si può porre in testa alla descrizione di
Black Moon Rising è un ritorno alle sonorità dei primi album. Si nota un rafforzamento dell'aspetto power, le canzoni sono veloci, un po' lontane dal sound degli ultimi due dischi. Gli amanti del folk non devono tuttavia disperare, perché questo è ancora presente nelle composizioni dei
Falconer. Altro dettaglio da sottolineare è la cura dell'artwork, dove si possono riscontrare il simbolo della band e il concetto alla base dell'album. Riguardo alla struttura di
Black Moon Rising, esso è composto da undici pezzi, per un totale di cinquanta minuti. L'opener,
Locust Swarm, aperta da un riff tagliente di chitarra, è una traccia veloce, potente, in cui la voce di
Mathias Blad inizia da subito a riscaldare l'atmosfera. Quello che ha sempre colpito dei
Falconer è la perfetta contrapposizione tra la furia della musica e la superba tranquillità portata dall'interpretazione del vocalist.
Locust Swarm rappresenta alla perfezione questa affermazione. La seconda canzone,
Halls and Chambers, è una splendida cavalcata dal classico stile power, dal chorus orecchiabile che sicuramente resterà impresso nella mente dell'ascoltatore. È poi la volta della title-track,
Black Moon Rising, che riporta i
Falconer alla velocità, con un tocco di oscurità e misteriosità portate dalla perfetta esecuzione di
Blad. La seguente
The Scoundrel and the Squire, che rimanda il pensiero ad
Among Beggars and Thieves, inaugurata da una strofa tipicamente da menestrello medievale, presenta quelli che si possono definire "gli altri
Falconer". Drammatici, magnificamente artistici, teatrali, dove la musica si fonde al cantato in un evocativo e raffinato insieme. Attraverso il successivo brano,
Wasteland, con un ritmo iniziale che sembra quasi discendere dal black e un riffing possente, la band svedese si inoltra ancor più efficacemente nelle tenebre.
In Ruins mantiene la stessa dose di potenza delle precedenti, con un
Blad che compie un lavoro vocale ancor più complesso e le chitarre che si avventurano in riff ed assoli di vario genere, mostrando una grande maturità di composizione.
At the Jester's Ball torna a mescolare melodia ed epicità, trovando il proprio apice nel chorus.
There's a Crow on the Barrow, power song per eccellenza, punta tutto sul ritmo sostenuto e sul giusto appeal del ritornello.
Dawning of a Sombre Age, più cadenzata delle precedenti ma esaltata da un sound più accattivante, è una delle tracce che fanno notare quanto sia polimorfo il metal che propongono i
Falconer.
Age of Runes, dal carattere possente, porta il combo svedese ad avvicinarsi ad un heavy, quasi di inclinazione thrash, con ricercati momenti epici; un'altro bel esperimento riuscito. Da sottolineare, come già fatto in precedenza, che ad addolcire il tutto v'è sempre il cantato di
Blad. Se con l'immaginazione si prova a sostituire il vocalist con uno dallo stile diverso, anche le composizioni, data la loro forma molteplice, muterebbero inevitabilmente.
The Priory, folkeggiante e allegra, dallo stile che si ricollega maggiormente agli ultimi album, porta alla conclusione del disco.
Il giudizio per
Black Moon Rising non può che essere alto. Disco che sicuramente farà felice non solo i fans, anche tutti gli amanti del power. Quando i
Falconer decideranno di sbagliare un album...speriamo mai.
Locust Swarm
Halls and Chambers