Mi piacciono le donne con le palle. Calma non capite male, niente ladyboy o simili, sono all'antica. Se si parla di metal mi piacciono donne che non si risparmiano, donne se vogliamo rozze e sgraziate, potenti, niente a che vedere con cose pseudo-sinfoniche o ommiccanti movimenti d'anca, mi piacciono ad esempio
Yvonne Durand (
Zed Yago),
Sabina Classen (
Holy Moses),
Susan Gerl (
Kill Division, ex-God Dethroned) e da oggi, nel mio nero cuore di pietra, c'è un posticino per per le dolci (?)
Gyða e
Edda, rispettivamente chitarrista e cantante/chitarrista degli
Angist, valente band islandese. Cosa suonano? Death metal come Satana comanda. Impensabile, senza prendere informazioni, riuscire a ricondurre il profondo growl e il violento riffing a queste due fanciulle. Gli
Angist ci sanno fare alla grande e ci deliziano con 7 pezzi fatti di un death metal vero, grezzo, soffocante, senza sovrastrutture, senza esaltazione della tecnica ma suonato con passione e profonda ferocia. Il loro suono è sinistro, sudicio, gelido, spesso doomeggiante sulla scia di
Autopsy e primi
Paradise Lost, nero alla
Immolation, con venature swedish che richiamano
Dismember e accenni ai finlandesi
Demilich. Non copiano nessuno in particolare, non sono una cover band dei gruppi menzionati ma sanno prendere queste influenze amalgamandole alla perfezione con i loro lenti arpeggi, malinconiche melodie e un senso di desolazione e forza tipico della loro terra.
Circle of Suffering non è un album di inediti ma la ristampa dell'EP del 2011 a cui vengono aggiunti due pezzi realizzati nel 2010 che vanno a comporre 38 minuti di musica di livello davvero alto, assolutamente consigliata agli amanti del death metal più verace, scevro da finezze e patinature. Speriamo di sentirne parlare a breve con un full-lenght.
Fate pure partire le canzoni nel player, vedrete che rimarrete piacevolmente sorpresi nello scoprire cosa si nasconde tra i vulcani islandesi.
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