Era ora!! Proprio mentre stanno per scoccare i 20 anni dall'uscita del loro primo "mitico" MLP, i Gunfire arrivano finalmente all'album di debutto.
"Thunder Of War" concretizza il rientro sulle scene del gruppo anconetano, che un paio di anni fa aveva realizzato un signor demo, "The Fire Still Burn", che ce li ha ripresentati in grande spolvero ed all'altezza delle più rosee aspettative. Ma il destino sembra avercela con i Gunfire, che hanno dovuto affrontare un nuovo avvicendamento alla batteria, con l'ingresso di Marco Bianchella, e superare i problemi della loro etichetta, la Iron Glory, che si è ora reincarnata nella Battle Cry, per la quale è uscito l'album.
Il promo "The Fire Still Burn" è stato riproposto praticamente nella sua completezza, mentre dal lontano mini sono state reinterpretate le sole "Thunder of War" e "Gunfire". Qualunque sia l'origine delle canzoni, non cambia però la sostanza: brani d'impatto, epicità, un brillante e poderoso heavy metal che può ricordare i Saxon ("Thunder Of War" e "Heaven on Mars"). Il tutto sorretto da una produzione piena, sanguigna, che evita le ultime tendenze in voga (sopratutto quelle a livello di batteria) e sottolinea l'appartenenza dei Gunfire alla "vecchia scuola". Tuttavia non si fanno affatto sentire gli anni che hanno sulle spalle i Gunfire e le loro composizioni, anzi l'energia che sprigiona dai (micro)solchi di "Thunder Of War" ha ben pochi rivali.
Rispetto alle rispettive versioni originali, sia "Gunfire" che la titletrack mostrano un gruppo che è cresciuto enormemente, senza tradire il proprio passato. Nemmeno il coro filtrato presente su "The Fight for the Truth" (comunque il riff è sabbathiano!) compromette questo feeling, certo che l'epicità sprigionata dal chorus di "Twilight for the Gods" non ha paragoni.
I Gunfire fanno la differenza anche nella power ballad "I Shall Return", con una grande prova di Roberto Borrelli e dei due chitarristi, lo storico Fabio Allegretto ed il "nuovo" Luca Calò. Non male nemmeno l'atipica "Livin' in Sin" dove recuperano soluzioni più Hard Rock, un andamento sottolineato dalla presenza di un Hammond ma anche dalla scelta dei suoni adottati negli assoli di chitarra e delle linee vocali. Ottimi brani, eppure quelli che mi hanno davvero entusiasmato sono altri. L'opener "The King's Amulet", "Deceiver", e sopratutto la conclusiva "Twilight for the Gods": con la calda voce di Roberto e gli strumenti ad incalzare un brano che rivela il significato della parola "epico" nel metal.
Come se non bastasse, oltre alle undici canzoni che compongono questo album, i Gunfire hanno inserito come bonus tracks le versioni originali dei 4 brani inclusi a suo tempo su "Gunfire".
Anche per questo, non posso che considerare "Thunder Of War" come l'album migliore tra tutti quelli che ho avuto la fortuna di ascoltare nel corso di un anno che oramai volge al termine.
E non si tratta (solo?) degli effetti che ha avuto su di un vecchio nostalgico come il sottoscritto.

...WE ARE IMMORTAL !!