"The Ways Of Yore"... già immagino i commenti.
Musicalmente:
"l'ambient è una cosa seria",
"io con la tastiera Bontempi avrei fatto meglio",
"lascia perdere..." e così via.
Umanamente:
"nazista di merda",
"coglione",
"pazzo",
"assassino" e chi più ne ha, più ne metta.
Tutte fesserie, per quanto mi riguarda.
Il dodicesimo lavoro di
Varg Vikernes è un album che non ha nulla a che fare con il metal, chiariamolo subito.
Esso segue la scia delle precedenti uscite atmosferiche del Conte ed unisce il tipico minimalismo sonoro di
Burzum con piccole incursioni nel puro folk dal sapore medievale senza trascurare, mai, quel senso di calma e pacatezza che ha sempre contraddistinto questo genere di realizzazioni.
Musica ambient/elettronica, dunque, che si inserisce nello studio dei nostri antenati e delle tradizioni europee che, da tempo ormai, sono diventati un pallino del musicista norvegese.
Musica semplice, basata su pochissime variazioni, quasi ipnotica.
Musica da ascoltare in assoluto silenzio.
Atmosfere calde che si intersecano con soluzioni tastieristiche invece gelide e distanti, delicati arpeggi e nenie canore alternati al suono futurista delle macchine.
Questo è
"The Ways Of Yore".
Prendere (amare) o lasciare (odiare).
Anche oggi, a tanti anni di distanza da CAPOLAVORI del metal estremo,
Varg è in grado di stupire: ascoltate la title track o la splendida
"Autumn Leaves", quando l'ambient si sposa con pattern di chitarra distorta spiazzanti nella loro semplice perfezione, per capire lo spessore di questo MUSICISTA.
Fate bene attenzione a questa parola. Musicista.
A me dell'uomo
Varg, delle sue idee, delle sue azioni, non importa niente. Come del resto non mi importa di nessun "protagonista" della musica che ascolto.
Lascio che sia solo ed esclusivamente il flusso delle note a parlare.
E basta.
Ecco perchè, dunque, questo album va ascoltato e capito: profondo, introspettivo, spiazzante, vi accompagnerà, anche solo in sottofondo, nel mondo di
Burzum del quale la pura espressione ambient è una componente fondamentale ed assolutamente distintiva.
Poco importa tutto il resto. Poco importa che altri musicisti, in questo ambito, abbiano fatto meglio. Poco importa che
Burzum sia odiato.
A noi basta ascoltare
"Emptiness", il rifacimento della leggendaria
"Tomhet", per continuare a sognare e a perderci nell'accogliente vuoto di questo artista straordinario.
Adesso insultatelo pure. Ignoratelo o adoratelo.
Io, personalmente, premo di nuovo il tasto play.